Secondo un’analisi condotta da Money.it basata sui dati dell’Istat, un lavoratore single con uno stipendio netto di 1.245 euro al mese è considerato a rischio povertà. L’Italia si conferma tra i Paesi europei con le percentuali più alte di povertà lavorativa, fenomeno che colpisce l’11,5% degli occupati, di cui l’8,2% si trova in povertà assoluta.

Chi è considerato “povero” in Italia?
L’Istat definisce a rischio di povertà un individuo che vive in una famiglia con un reddito netto equivalente inferiore al 60% della mediana nazionale. Nel caso di una persona sola, ciò si traduce in meno di 16.187 euro annui, equivalenti a circa 1.245 euro netti al mese su tredici mensilità.

Famiglie numerose: la situazione cambia
Nelle famiglie con più percettori di reddito, uno stipendio da 1.245 euro non basta da solo a far scattare la soglia di povertà, ma la bassa intensità lavorativa diventa un fattore critico. Se non ci sono abbastanza ore lavorate complessivamente o se solo un membro lavora, il rischio resta alto.

La povertà si manifesta anche con la deprivazione materiale
L’Istat misura anche la grave deprivazione materiale, che si verifica quando una famiglia sperimenta almeno 4 delle 9 condizioni seguenti:

Ritardi nei pagamenti di bollette, affitto o mutuo

Impossibilità di riscaldare adeguatamente la casa

Incapacità di affrontare una spesa imprevista di 800 euro

Mancanza di un pasto proteico ogni due giorni

Impossibilità di fare una settimana di vacanza all’anno

Mancanza di beni essenziali: lavatrice, televisore, automobile, telefono

Gli strumenti di supporto: Assegno di Inclusione e Supporto Formazione Lavoro
Per contrastare la crescente povertà, lo Stato ha introdotto l’Assegno di Inclusione, che ha già raggiunto 1,7 milioni di beneficiari, con un importo medio mensile di 618 euro a maggio 2025. Questo strumento ha sostituito il precedente Reddito di Cittadinanza.

Parallelamente, il Supporto per la Formazione e il Lavoro, attivo da settembre 2024, si rivolge a chi è considerato “occupabile”. Al 30 giugno, le domande accolte sono state circa 96.000, con una prevalenza tra donne e over 50.

Le differenze territoriali: Sud più colpito
Il rapporto Istat 2025 evidenzia forti disparità geografiche. Al Nord, la povertà familiare è rimasta stabile all’8,0%, ma è aumentata quella individuale. Al Sud, invece, i numeri restano allarmanti: 10,3% di famiglie e 12,1% di individui in povertà assoluta.

Città come Napoli sono tra le più esposte, simbolo di una crisi strutturale che richiede politiche economiche mirate e interventi urgenti.