Condannato a otto mesi di reclusione un uomo di circa 50 anni, riconosciuto colpevole di aver violato in più occasioni la misura del divieto di avvicinamento alla ex moglie. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Nocera Inferiore, al termine di un processo durante il quale sono emerse prove chiare della condotta dell’imputato.

Le segnalazioni della vittima e l’intervento dei carabinieri
Secondo quanto ricostruito in sede di indagine, l’uomo si era ripetutamente recato, a bordo della propria automobile o a piedi, nei pressi dell’abitazione della ex coniuge, nonostante il provvedimento cautelare che gli imponeva di mantenere una distanza di almeno 500 metri. Le segnalazioni telefoniche della donna, inoltrate ai carabinieri, avevano portato all’attivazione di accertamenti da parte delle forze dell’ordine.

Tuttavia, in almeno due occasioni, il braccialetto elettronico anti-stalking fornito alla persona offesa non aveva rilevato alcuna anomalia. Le successive verifiche hanno rivelato che l’imputato non indossava il dispositivo elettronico di collegamento PID, necessario per il corretto funzionamento del sistema. L’uomo ha giustificato l’assenza del dispositivo affermando che fosse scarico, ma per gli inquirenti si è trattato di uno stratagemma consapevole volto a eludere la sorveglianza.

Le immagini video e la falsa testimonianza
Determinanti per la condanna sono risultate le immagini acquisite da un sistema di videosorveglianza, che hanno confermato le presenze dell’uomo in prossimità dell’abitazione della donna. Durante il processo, la madre dell’imputato ha tentato di alleggerire la posizione del figlio, sostenendo che l’auto ripresa fosse di sua esclusiva disponibilità. Tuttavia, tale dichiarazione è smentita dalle registrazioni, motivo per cui la donna potrebbe ora affrontare un procedimento per falsa testimonianza.

Le motivazioni del giudice
Nelle motivazioni della sentenza, il giudice ha evidenziato la piena consapevolezza dell’uomo nel tentare di eludere le restrizioni. «È palese – si legge – che si trattava di veri e propri appostamenti, eseguiti con lo scopo di monitorare la ex moglie, salvo poi dileguarsi per evitare l’aggravamento della misura cautelare». Inoltre, l’omissione volontaria del dispositivo elettronico è interpretata come ulteriore prova della volontà dell’imputato di aggirare la sorveglianza imposta dal tribunale.

Un caso che solleva interrogativi
Il caso, che risale al 2024, solleva anche interrogativi sull’affidabilità dei dispositivi anti-stalking, soprattutto in assenza di una gestione costante e consapevole da parte dei soggetti coinvolti. Le autorità ribadiscono l’importanza della collaborazione tra vittime, forze dell’ordine e sistema giudiziario per garantire l’efficacia delle misure cautelari e tutelare l’incolumità delle persone offese.