Il sistema pensionistico italiano è da tempo al centro del dibattito pubblico, complici le sue continue evoluzioni e le incertezze legate alla sostenibilità. Tuttavia, per alcuni lavoratori nati in specifici anni, ci sono notizie positive che meritano attenzione.

Il funzionamento del sistema pensionistico in Italia
Il sistema previdenziale italiano si basa principalmente su un modello a ripartizione, secondo cui i contributi versati dai lavoratori attivi finanziano le pensioni di coloro che sono già in quiescenza. L’INPS, ovvero l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, è l’ente incaricato della gestione dei contributi e dell’erogazione degli assegni pensionistici.

Attualmente, il calcolo dell’importo pensionistico può avvenire secondo due modalità:

Il sistema retributivo, ormai applicabile solo a una minoranza di lavoratori, che tiene conto delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di attività;

Il sistema contributivo, oggi il più utilizzato, che collega direttamente la pensione ai contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa.

Requisiti per accedere alla pensione
Ad oggi, per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario aver compiuto 67 anni di età e aver versato almeno 20 anni di contributi. In alternativa, esistono forme di pensione anticipata che permettono il ritiro dal lavoro in anticipo, ma richiedono un’anzianità contributiva significativa: 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne.

Chi non soddisfa tali condizioni dovrà attendere il raggiungimento dell’età anagrafica prevista dalla normativa vigente.

Perché chi è nato tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 è in una posizione favorevole
Per le persone nate tra il 1958 e il 1963, ad esempio, il quadro previdenziale risulta relativamente più favorevole. Questi lavoratori, infatti, potrebbero essere tra gli ultimi a:

Accedere alla pensione prima dei 70 anni;

Beneficiare del sistema misto di calcolo (una combinazione tra retributivo e contributivo);

Trovarsi in condizioni meno penalizzanti rispetto alle generazioni più giovani, che saranno sottoposte esclusivamente al metodo contributivo.

Di conseguenza, coloro che rientrano in questa fascia anagrafica potrebbero ottenere una pensione più stabile e con requisiti meno stringenti rispetto a quanto previsto per il futuro.

Uno sguardo al futuro: verso un’età pensionabile sempre più alta
Le proiezioni demografiche e l’aumento della speranza di vita stanno già influenzando i criteri per l’accesso alla pensione. A partire dal 2027, l’età per la pensione di vecchiaia potrebbe salire a 67 anni e 3 mesi, mentre quella per la pensione anticipata potrebbe raggiungere i 43 anni e 1 mese di contributi.

Secondo le stime più aggiornate, entro il 2067 l’età pensionabile potrebbe arrivare a 70 anni, e potrebbe addirittura sfiorare i 71 anni entro il 2084, se non verranno introdotte misure correttive.