Dopo cinque anni e quattro processi, arriva la prima condanna definitiva per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con 11 coltellate nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 a Roma, in zona Prati. Il 3 luglio 2025, la Corte d’Assise d’Appello ha stabilito una pena di 15 anni e 2 mesi per Finnegan Lee Elder, uno dei due americani coinvolti.

Per l’altro imputato, Gabriele Natale Hjorth, la vicenda giudiziaria prosegue con un ricorso in Cassazione.

La vicenda giudiziaria
La tragica notte del 2019 ha visto protagonisti Elder e Natale, allora appena maggiorenni e in vacanza a Roma. Dopo essere stati truffati da uno spacciatore che aveva consegnato loro medicinali al posto di cocaina, i due rubarono lo zaino di un amico del pusher e organizzarono un incontro in zona Prati per barattare la restituzione con soldi o droga.

Ad attenderli, però, c’erano i carabinieri Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale, in servizio in borghese. Durante l’operazione, Elder sferrò 11 fendenti in meno di 30 secondi con un coltello da 18 centimetri. Cerciello morì poco dopo, mentre i due ragazzi si diedero alla fuga, per essere arrestati ore più tardi nel loro hotel, dove erano ritrovati il coltello e gli abiti insanguinati.

Le condanne e i ricorsi
In primo grado, entrambi gli imputati finirono condannati all’ergastolo.
In appello, le pene ridotte: 24 anni per Elder e 22 anni per Natale.
Cassazione: la sentenza annullò con rinvio per entrambi, imponendo una revisione delle circostanze aggravanti e delle accuse di concorso in omicidio.
Nel processo di appello bis, la pena di Elder è ridotta a 15 anni e 2 mesi (ora definitiva), mentre per Natale è scesa a 11 anni e 4 mesi.

Il ruolo di Natale Hjorth e il concorso anomalo
Il tribunale ha riconosciuto la responsabilità penale di Natale Hjorth nell’omicidio, ma solo a titolo di “concorso anomalo”. Questo perché, secondo i giudici, Natale non avrebbe potuto prevedere l’“improvvisa reazione di rabbia” di Elder, che portò al gesto omicida.

L’accusa, tuttavia, contesta questa lettura. Nel ricorso in Cassazione, la Procura generale sostiene che Natale avrebbe avuto consapevolezza della situazione rischiosa e della possibile escalation violenta. Secondo il pg:

«Natale, persona più lucida del gruppo, non fece nulla per impedire a Elder di portare il coltello e partecipò consapevolmente a un contesto pericoloso, rendendo probabile l’evento».

L’accusa evidenzia inoltre che i due imputati erano preparati a uno scontro fisico, e che il coltello non poteva essere considerato un semplice oggetto di difesa.