La figura della casalinga non è affatto scomparsa nel tessuto sociale italiano. Secondo le statistiche, la percentuale delle donne che lavorano in Italia si aggira tra il 48% e il 55%, mentre per gli uomini tale percentuale si attesta tra il 69% e il 74,7%. Il divario di genere nell’occupazione, che si attesta quasi al 20%, è uno dei più alti in Europa, accanto alla Grecia. Questo dato implica che molte donne scelgono di dedicarsi completamente alla gestione della casa e dei figli.
La vita da casalinga spesso non è una scelta, ma una necessità dettata dalla mancanza di servizi di assistenza per i bambini, oltre che da fattori culturali. Le donne spesso si trovano escluse dal mercato del lavoro a causa della maternità, vista come un peso per le aziende, a causa di pregiudizi di genere e mancanza di politiche aziendali favorevoli alla conciliazione famiglia-lavoro.
Per sostenere questa categoria e favorire l’occupazione femminile, è stato introdotto un bonus, noto come bonus casalinghe. Questo incentivo non consiste in un contributo economico diretto, ma è finalizzato a favorire la formazione professionale delle casalinghe per agevolarne il reinserimento nel mondo del lavoro. Tra le beneficiarie di questo bonus rientrano anche le donne tra i 18 e i 55 anni che sono considerate “occupabili”, cioè in grado di entrare nel mercato del lavoro con adeguata formazione.
Il bonus casalinghe è inserito nella legge del 13 ottobre 2020 con l’obiettivo di incrementare l’occupazione, specialmente quella femminile. Gli enti che erogano il bonus possono ricevere un importo compreso tra 100.000 e 300.000 euro. Tuttavia, non tutti possono accedervi: è necessario non percepire redditi da lavoro e svolgere il ruolo di casalinga a tempo pieno. È inoltre richiesta l’iscrizione all’assicurazione contro gli infortuni domestici presso l’INAIL. Questo incentivo mira a fornire alle casalinghe gli strumenti necessari per reinserirsi con successo nel mondo del lavoro e ridurre il rischio di povertà per questa categoria.





