Nel silenzio opprimente di un’aula vuota, un giovane con la mano tremante di rabbia e vergogna traccia un messaggio d’addio sulle pagine del suo quaderno. “Mi sento un fallito, vi voglio bene”, scrive con una sincerità travolgente, prima di compiere un gesto estremo che scuoterà profondamente la comunità intorno a lui. Il suo nome è ancora sconosciuto al grande pubblico, ma il suo atto disperato ha mandato un’onda di shock attraverso le mura del liceo scientifico Savoia. Un salto nel vuoto, un volo choc di una decina di metri dalla finestra del terzo piano, interrotto miracolosamente dall’erba alta e dal terreno umido che hanno attenuato l’impatto. Un gesto estremo di un ragazzo di soli quattordici anni, la cui vita è stata appesa a un filo sottile tra la morte e la speranza.

Le circostanze che hanno portato a questo momento tragico sono avvolte nell’ombra della speculazione e della supposizione. Alcuni indicano il giudizio severo ricevuto in seguito a un brutto voto come il catalizzatore di una profonda angoscia interiore. Un 2 segnato sul registro, una nota disciplinare che ha ferito profondamente il suo orgoglio e la sua autostima. Un’umiliazione che ha scatenato una tempesta di emozioni negative, apparentemente troppo travolgente per essere sopportata.

Ma le emozioni non sono sempre così facili da decifrare, specialmente per un adolescente che lotta con il peso delle aspettative e la paura del giudizio altrui. Forse il giovane non ha avuto il coraggio di condividere il suo tormento con la famiglia, travolto dall’angoscia, dal panico o dalla vergogna di essere considerato un fallimento. E così, nell’oscurità della sua disperazione, ha deciso di dire addio al mondo con un gesto che avrebbe potuto essere irreversibile.

Ma il destino ha avuto altri piani per lui. Strappato alla morte per un soffio, il giovane sopravvive, seppur gravemente ferito. Le sue ossa spezzate e il suo cuore infranto sono ora avvolti dall’abbraccio amorevole della famiglia e dal sostegno della comunità scolastica. Lacrime di sgomento e incredulità scorrono tra gli studenti e i professori, mentre l’intero istituto si stringe intorno al giovane combattente e alla sua famiglia.

Ora, mentre il giovane lotta per riprendersi dai suoi traumi fisici e emotivi, la comunità cerca risposte. Le autorità scolastiche e legali si preparano a indagare sulle circostanze che hanno portato a questo drammatico evento. Domande senza risposta riecheggiano nei corridoi del liceo: perché un giovane così brillante ha sentito il bisogno di compiere un gesto così disperato? Cosa possiamo fare per prevenire che tragedie simili accadano di nuovo?

Le risposte potrebbero non essere immediate né semplici, ma è chiaro che c’è un urgente bisogno di rafforzare il supporto emotivo e psicologico per gli studenti, affinché si sentano sostenuti e compresi nel momento del bisogno. Nessun giovane dovrebbe mai sentirsi così solo da pensare che la morte sia l’unica via d’uscita.