A scuola da bambini quando ci insegnano la differenza tra maschile e femminile, si limitano a darci regole generali, ci dicono che “amic-a” è il femminile di “amic-o” ma non ci spiegano che linguisticamente parlando, il femminile è considerato il genere “marcato”. No, non vuol dire che il femminile è griffato, semplicemente a differenza del maschile che viene usato anche per indicare concetti generali il genere femminile può riferirsi solo a noi donne… ed è il motivo per il quale sentiamo dire “chi trova un amico trova un tesoro”, e sappiamo bene che generalmente quell’amico potrebbe riferirsi anche ad una ragazza.

Ma che significa questo? Significa che per quanto ci sforziamo di ammettere che “non è così”, “che le cose stanno cambiando…”, “che rispetto a 50 o 60 anni fa siete più libere…” noi tutti continuiamo a vivere in una società che parla al maschile, perché prima di tutto pensa e vive al maschile.

E per tutti quelli che “ ah ma in quel caso è un neutro”: no, in italiano non esiste il neutro. Come continua a non esistere un giorno in cui non passi in radio, tv o sui social la notizia di una donna che ha subito violenza, o perché no magari è stata ammazzata. Siamo talmente abituati a questo genere di news che appena sentiamo di qualcuna che è anche solo scomparsa cominciamo a contare i giorni che gli inquirenti ci mettono per ritrovare il corpo, lo diamo per scontato che non sia nemmeno più in vita…

Cosa può fare la differenza in una società in cui ormai siamo abituati al peggio? Educare gli uomini? Le donne? Educare.
Non facciamone una questione di genere, facciamone una questione di umanità. Cerchiamo di far capire agli uomini quali sono le paure e le difficoltà che viviamo in quanto donne, spieghiamogli perché a noi ci fa paura tornare a casa da sole la sera, al punto che se ascoltiamo qualcuno camminare alle nostre spalle rabbrividiamo, diciamoglielo che a volte quando usciamo per la prima volta con qualcuno mandiamo la posizione ad un’amica “per sicurezza”, diciamoglielo che non ci sentiamo libere di vestirci sempre come vogliamo perché se non siamo con la giusta compagnia potrebbe essere un problema.

 

E chi dall’altro lato dice “non siamo tutti uguali, ci sono ragazzi che non farebbero mai una cosa del genere”, è vero non si può far di tutta l’erba un fascio, ma la violenza ha tante forme, non è solo stupro e non è solo omicidio. Non toccare fisicamente una donna, ma aggredirla verbalmente o condizionarla psicologicamente è una forma di violenza. Iniziamo a provare empatia per gli altri, e a prenderci le responsabilità di quello che facciamo o diciamo, solo così possiamo pensare di avere “l’educazione emotiva” di cui si è tanto discusso negli ultimi giorni. Educhiamoci all’ascolto reciproco, così potremmo sperare di avere davvero effetto sulle generazioni future.

Alle donne… quel genere marcato a livello grammaticale non ci toglie nulla, ma anzi aggiunge qualcosa, perché ci conferisce tutte le caratteristiche generali più una. Sarebbe necessario ricordarsi di questa cosa ed essere pronte a denunciare quando dobbiamo, perché ci sono moltissimi casi in cui prima di arrivare a gesti estremi un marito, un fidanzato, un amico, e perché no un padre, danno sfogo episodico alla loro violenza. Non lasciamo che questo continui, se ci aspettiamo un cambiamento a livello sociale, diventiamo quel cambiamento. Denunciamo, prima che sia troppo tardi.