Fecero il giro d’Italia, amplificate da social e tv, le immagini di quel matrimonio trash celebrato al Maschio Angioino con un corteo festante che paralizzò un quadrante di Napoli, gli sposi su una carrozza trainata da quattro cavalli bianchi, salutati all’ingresso da uno squillo di trombe suonate pure da cinque ispettori della Polizia penitenziaria (poi identificati, sospesi e poi licenziati). Il tutto, preceduto da una festa-concerto abusiva in piazza del Plebiscito. Era il marzo 2019. Ora il cantante neomelodico palermitano Tony Colombo e sua moglie, Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, ucciso in un agguato sette anni prima sul lungomare di Terracina, sono finiti in carcere per collusioni con la camorra.
L’inchiesta è quella coordinata dalla Dda di Napoli e condotta dal Ros e dai carabinieri del comando provinciale che ha fatto luce sulla “Di Lauro spa”, vale a dire sulla trasformazione in chiave imprenditoriale e finanziaria del clan guidato da Vincenzo Di Lauro (arrestato), figlio del boss storico Paolo, Ciruzzo ‘o milionario: un gruppo criminale passato dagli omicidi, la droga e le estorsioni, al riciclaggio del denaro sporco anche in marchi di moda e bevande.
A dare una mano a trovare nuovi sbocchi commerciali sarebbero, tra gli altri, proprio Tony Colombo e sua moglie Tina, che – spalleggiati da volti noti dello show business – avrebbero tra l’altro registrato un brand d’abbigliamento col marchio ‘Corleone’ e messo sul mercato una bevanda energetica denominata ‘9 mm’: due nomi, annotano gli investigatori, “evocativi e quasi ammiccanti al mondo della criminalità organizzata”.