Un giovane e promettente pianista torna a calcare il palcoscenico dopo una figuraccia rimediata durante un concerto in cui si era fatto vincere dall’ ansia. Stavolta, però, dovrà vedersela con uno sconosciuto, che ha deciso di ammazzarlo se non suonerà alla perfezione un difficilissimo spartito. Non si tratta, naturalmente, di amore per la musica, ma di qualcosa di molto diverso.
Film presentato fuori concorso al 31esimo Torino Film Festival, sbarca anche nelle nostre sale Il ricatto, diretto dallo spagnolo Eugenio Mira. E l’attesa (ammettiamolo, tutta ormai svanita) era davvero alta, vista l’intelligente campagna di marketing che puntava sulla presenza, tra i produttori, di Rodrigo Cortés, regista, nel 2010, di un film molto bello, Buried, che narrava di un uomo inspiegabilmente svegliatosi sepolto vivo in una bara. In realtà, nel film di Mira, qui al suo terzo lungometraggio, la bara di Cortés “esplode” e si dipana in una enorme sala di un teatro di Chicago. Anche qui, il protagonista viene intrappolato in una lotta contro il tempo e contro se stesso, contro un ignoto assassino (John Cusack in un ruolo cattivissimo, che compare solo negli ultimi 5 minuti del film) che, forse, altro non è che il pubblico stesso. Il riferimento principale di Mira, però, è lo stesso che fu di Cortés: l’omaggio ad Alfred Hitchcock. Non solo, infatti, riecheggiano momenti di Paura sul palcoscenico e Acqua alla gola (per via dello svolgersi della vicenda in un unico ambiente), ma, soprattutto, sembrerebbe che sia una la sequenza che il regista intendesse omaggiare a tutti i costi, costruendoci su l’intero film: stiamo parlando de L’uomo che sapeva troppo (il remake del ’56) e in particolare della sequenza in cui la brava Doris Day sta per fermare un pericoloso assassino durante un concerto alla Royal Albert Hall. Mira, decide quindi di (tentare a) costruire, un meccanismo a orologeria fatto di musica e immagini, legate dallo strettissimo filo rosso della suspense: lezione hitchcockiana vuole che solo vittima e carnefice sappiano, da soli, l’uno dell’esistenza dell’altro, intrecciando con lo spettatore un percorso fatto di nervi a fior di pelle. Ma Hitchcock è solo una delle sfumature della regia di Mira. Regia ricercata, che sfida la forza della gravità, che fa del suo connubio con la colonna sonora (curata dallo stesso regista insieme a Victor Reyes), un arma vincente, attraverso un alternarsi, preciso e studiatissimo, di immagini e musica. Il film infatti si sviluppa, proprio come un brano di musica classica: con un incipit lento e scorrevole, un crescendo sempre maggiore e un finale prima al cardiopalma e poi quasi “rilassante”. Una regia adrenalinica, che ci sposta da un lato all’altro del palcoscenico, da un riflesso all’altro, facendoci perdere spesso l’orientamento e che tramite qualche piano sequenza, split-screen (lo schermo diviso a metà) e colori accesi (il rosso onnivoro, sfavillante e compulsivo della fotografia di Unax Mendìa), omaggia non solo un altro grande come Brian De Palma (il piano sequenza di Omicidio in diretta vi dice qualcosa?), ma tutto il mondo hollywoodiano degli anni d’oro, quelli, ad esempio, del produttore David O. Selznick, citato dal cognome del protagonista della pellicola. Ma qualcosa non funziona in Il ricatto. Sarà la sceneggiatura, scritta da Damien Chazelle, che spreca una idea tutto sommato interessante, riducendola, a tratti, in una pellicola non solo noiosa, ma anche irritante (o quasi surreale, come il momento in cui il pianista scrive un messaggio con l’uso di una sola mano e intanto continua a suonare, con l’altra, il pianoforte); sarà l’interpretazione, rovinosa e poco convinta, di Elijah Wood (ormai condannato a essere Frodo per tutta la vita) nel ruolo (monofacciale) del protagonista o, infine, sarà il continuo, ossessivo, rimando al grande cinema del Passato? Da annotare, infine, l’interessante l’omaggio della distribuzione italiana a un film sempre di Hitchcock che, in Italia, titolava proprio Il ricatto (è del 1929 e il titolo originale era Blackmail). Il ricatto, resta comunque un film discreto, sulla falsa riga di Speed o pellicole che incentravano il loro sviluppo nella “corsa contro il tempo” e che riflette non solo sulla centralità del Tempo, ma, innanzitutto, sulla centralità del pubblico: allo spettatore, spiega il protagonista, non importa cosa fai o come lo fai, magari anche sbagliando. L’importante è che al pubblico piaccia. Omaggio? Critica? Chissà cosa avrà voluto suggerire Mira. Un (già piccolo) cult da gustare sul filo del rasoio (e dei tasti di un pianoforte).
Potrete vedere Il ricatto in queste sale:
-NAPOLI
Med Maxicinema The Space Cinema
-AFRAGOLA
Happy Maxicinema
-NOLA
The Space Cinema Vulcano Buono
-SALERNO
The Space Cinema Salerno