Il reddito di cittadinanza, introdotto nel 2019 dal governo Conte, era pensato come un sostegno economico per le famiglie in difficoltà, una misura volta a garantire un minimo di dignità e sicurezza a chi si trova in situazioni di povertà estrema. Tuttavia, con l’arrivo del nuovo governo Meloni, sembra che l’obiettivo sia quello di sospendere il reddito di cittadinanza a chi non rientra più tra i beneficiari, fino alla sua abolizione completa nel 2024.
Il 20 gennaio è siglato un Protocollo operativo che permette un controllo automatico mensile, condotto da INPS e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, per verificare la situazione dei richiedenti e sospendere il reddito di cittadinanza a chi non ne ha più diritto. I primi controlli riguarderanno i casi di omessa dichiarazione, come ad esempio, l’omesso comunicazione di un cambiamento di residenza o di un cambiamento delle condizioni economiche o lavorative.
Questa decisione ha generato preoccupazione tra i beneficiari del reddito di cittadinanza, che temono di perdere questo sostegno economico in un momento già difficile a causa della crisi economica causata dalla pandemia. In un contesto in cui i lavoratori autonomi e le piccole imprese sono duramente colpite dalle restrizioni, molte famiglie si trovano in difficoltà e il reddito di cittadinanza rappresenta una fonte di sostegno fondamentale per far fronte alle loro necessità quotidiane.
Inoltre, la decisione di abolire il reddito di cittadinanza potrebbe avere effetti negativi sull’economia, in quanto, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una fonte di reddito per molti cittadini, che lo hanno utilizzato per pagare le bollette, fare la spesa e acquistare beni di prima necessità, ma anche per sostenere l’economia locale, attraverso l’acquisto di beni e servizi.