La Procura di Napoli, sezione reati informatici, coordinata da Vincenzo Piscitelli, ha portato alla luce un sofisticato giro di truffe digitali orchestrato da una banda di 21 indagati con base a Torre del Greco. I criminali utilizzavano il trojan SpyNote, uno spyware per Android, per assumere il controllo completo dei telefoni delle vittime. Il malware veniva inviato via WhatsApp, camuffato da aggiornamento o nuova applicazione.
Il modus operandi
Le vittime ricevevano telefonate o SMS che simulavano numeri reali di banche, poste o carabinieri, con richieste urgenti di contatto. Una volta installato lo spyware, i pirati potevano leggere messaggi, visualizzare dati bancari e rubare denaro. Tra i casi più gravi, c’è chi ha perso oltre 113mila euro.
I sequestri
Le perquisizioni hanno permesso di sequestrare:
960mila euro in contanti;
un locale a Pompei utilizzato per la custodia e vendita di anabolizzanti;
tre wallet di criptovalute (Bitcoin, USDT, Ethereum) per circa 31mila euro;
numerose carte di credito intestate a prestanome;
50 telefoni cellulari con altrettante SIM;
oggetti in oro per 25mila euro;
un jammer e rilevatori di frequenza per intercettazioni ambientali.
L’operazione conferma la crescente pericolosità delle truffe digitali e la necessità di maggiore attenzione nell’uso di app e messaggi sospetti.





