A Santi Cosma e Damiano il dolore per la morte di Paolo Mendico, 14 anni, continua a crescere giorno dopo giorno. Il ragazzo si è tolto la vita nella sua cameretta, poche ore prima di tornare a scuola, lasciando la famiglia e l’intera comunità sconvolte.

Secondo le testimonianze raccolte, tra i ragazzi del paese non sarebbero mancati commenti cinici: «Ormai è morto, e ci cachi gliu cazz…», avrebbe sentito pronunciare un uomo passando accanto a un gruppo di adolescenti. Un atteggiamento che mostra la distanza tra il dramma vissuto e la percezione di alcuni coetanei.

L’indagine della Procura dei minori

La Procura dei minori di Roma sta approfondendo le responsabilità dei compagni di scuola di Paolo, in particolare sulle presunte vessazioni, insulti e atti di bullismo subiti dal ragazzo. Al centro delle verifiche anche il comportamento degli insegnanti del liceo scientifico “Pacinotti”, accusati dalla famiglia di non aver dato il giusto peso ai segnali di disagio.

Mentre la dirigente scolastica aveva riconosciuto criticità nel contesto della classe, altri docenti e la vicepreside hanno negato che le difficoltà fossero tali da spingere il ragazzo a gesti estremi. Anche la psicologa cui Paolo si era rivolto in più occasioni non avrebbe rilevato elementi preoccupanti.

Le parole della madre

La madre, Simonetta, fatica ancora a parlare della tragedia. Ricorda Paolo come un figlio «gentile e maturo, con un lessico pacato ed educato», ma anche come una vittima quotidiana di prese in giro e atti di bullismo.

«Mio figlio era una preda – ha dichiarato –. Ogni giorno succedeva qualcosa. Non gli piaceva l’ambiente del “Pacinotti”: troppa gente sbagliata, insegnanti non capaci e compagni che lo bullizzavano. Ogni volta che subiva un episodio i professori non intervenivano, anzi urlavano come se fosse lui dalla parte sbagliata».

Un monito per le famiglie e la scuola

Il caso di Paolo è diventato simbolo della fragilità adolescenziale e della difficoltà di riconoscere tempestivamente i segnali di sofferenza. «Con il senno di poi – ha aggiunto la madre – vi dico: stiamo attenti a ogni segnale, anche il più piccolo può nascondere qualcosa di grave. Uno psicologo dovrebbe saperlo questo».