Con l’inizio del nuovo anno scolastico, le famiglie italiane si trovano a fronteggiare un aumento consistente delle spese legate all’istruzione. Dai libri alle rette universitarie, passando per il materiale scolastico, i costi crescono e spingono sempre più nuclei familiari a ricorrere a prestiti personali.

Secondo l’analisi di Facile.it e Prestiti.it, nell’ultimo anno le richieste di finanziamento per motivi scolastici hanno raggiunto i 370 milioni di euro, con un incremento del 15% rispetto al 2024. Su oltre 750mila domande, l’importo medio richiesto si avvicina ai 7.000 euro, a conferma del peso crescente della formazione sui bilanci domestici.

Prestiti scolastici: chi li chiede e perché

Non solo i genitori sostengono i costi dell’istruzione. Un terzo delle richieste arriva da giovani under 30, a dimostrazione di come lo studio universitario e post-universitario venga percepito come un investimento indispensabile.

La ricerca evidenzia anche una forte presenza femminile: il 45% delle richieste è presentato da donne, una quota ben superiore al 30% registrato in media per i prestiti personali. Un dato che segnala la volontà delle donne di investire nella propria carriera o nella formazione dei figli, spesso ricorrendo al credito per master e specializzazioni utili al reinserimento lavorativo.

A Napoli e in Campania la domanda di finanziamenti cresce costantemente. L’età media dei richiedenti è più bassa rispetto a chi chiede prestiti per altre finalità, a conferma del ruolo centrale che l’istruzione universitaria riveste in un territorio dove il titolo di studio rappresenta un trampolino fondamentale per il futuro.

I rincari di libri e materiale scolastico

Oltre alle rette e ai corsi di specializzazione, a pesare sui bilanci sono soprattutto i libri di testo. Per l’anno scolastico 2025/2026 si stimano spese medie pari a:

580 euro alle medie;

1.250 euro alle superiori, con un rincaro del 2,8%, superiore al tasso di inflazione.

Alle superiori vanno aggiunti dizionari, letture integrative e testi facoltativi. L’Antitrust ha più volte criticato l’editoria scolastica per la scarsa concorrenza e per le difficoltà legate al mercato dell’usato.

L’introduzione dei libri digitali non ha portato i benefici sperati: il 95% delle classi utilizza ancora il cartaceo insieme all’ebook, che resta in licenza e non è rivendibile.

Anche la cancelleria registra aumenti: penne, matite ed evidenziatori costano quasi il 7% in più rispetto al 2024. Un zaino griffato può superare i 200 euro, mentre un diario arriva a sfiorare i 40 euro.

Un quadro complesso tra spese e precarietà

L’anno scolastico 2025/2026 si apre non solo all’insegna dei rincari, ma anche del precariato nel corpo docente, con difficoltà soprattutto al Nord dove molti insegnanti rinunciano agli incarichi a causa di stipendi insufficienti rispetto al costo della vita.

Intanto, Napoli continua a registrare dati critici in termini di tassi di scolarizzazione, diplomi conseguiti e percentuale di Neet (giovani che non studiano né lavorano).