Un evento scioccante ha scosso l’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari, gettando luce su una serie di irregolarità e un clima intimidatorio all’interno della struttura. Un infermiere, vittima di un avvelenamento dopo aver ingerito un thè contaminato, ha subito gravi danni che gli impediranno di continuare a lavorare. Questo episodio, definito “infame” da un collega, ha rivelato una serie di comportamenti inaccettabili all’interno dell’istituto.
La vittima dell’avvelenamento è attualmente in condizioni gravissime e richiede assistenza continua a causa di una grave disabilità derivante dall’incidente. Dopo aver ingerito inconsapevolmente la sostanza tossica, l’infermiere ha riportato una serie di complicazioni mediche, tra cui insufficienza renale acuta, necrosi tubulare acuta, insufficienza respiratoria acuta, emorragia cerebrale, emiparesi facio-brachio-crurale destra e afasia.
Le indagini hanno rivelato un quadro ancora più sconcertante all’interno dell’istituto. Oltre all’attacco all’infermiere, sono emerse altre irregolarità, tra cui la presenza di un infermiere con precedenti penali che lavorava regolarmente nonostante fosse ai domiciliari. Inoltre, è stata scoperta la pratica di alcuni dipendenti di rubare farmaci e persino denaro ai pazienti.
L’indagine ha anche rivelato un clima intimidatorio all’interno dell’istituto, con minacce in stile mafioso rivolte ai parenti, ai compagni o ai figli dei pazienti. Altre pratiche illecite emerse includono il traffico di medicinali, visite private non autorizzate in nero e altre attività illegali.
Il capo sala, definito “infame” da un collega già nel giugno 2019, è stato coinvolto in questa situazione incresciosa. La vittima dell’avvelenamento ha rifiutato di commentare ulteriormente la vicenda, lasciando intendere l’enormità dell’orrore che ha vissuto.