Nell’attesa dell’autunno, la scena politica italiana si sta concentrando su una serie di importanti misure, tra cui la riforma fiscale e le prospettive della prossima manovra finanziaria. Queste decisioni non solo plasmeranno il futuro economico del paese, ma avranno anche un impatto politico significativo, specialmente alla luce delle elezioni europee previste per il 2024. Una delle chiavi per comprendere la strategia del governo è la recente riforma fiscale proposta dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo e approvata all’inizio di questo mese. Questa riforma punta a ridurre le tasse per i redditi più bassi, e gran parte di questa riduzione sarà implementata attraverso decreti attuativi, sviluppati da un comitato tecnico guidato dallo stesso Leo.

Il fulcro della riforma è la cosiddetta “flat tax”, un obiettivo a lungo termine della legislatura. Tuttavia, per l’anno prossimo, si prevede una prima riduzione delle aliquote fiscali, passando da quattro a tre scaglioni. L’ipotesi principale è di eliminare l’aliquota del 25% per i redditi fino a 28.000 euro, creando un primo scaglione al 23%. Sebbene questa misura non richieda un costo eccessivo, i suoi effetti sulle buste paga potrebbero non essere sufficienti a fornire un aiuto significativo ai redditi bassi, come promesso dal governo.

A questa riduzione si aggiunge un taglio del cuneo contributivo per i redditi fino a 35.000 euro, con uno sconto del 6% per redditi fino a 35.000 euro e del 7% per redditi fino a 25.000 euro. Questa misura avrà un impatto più notevole sulle buste paga, offrendo un aiuto tangibile a chi guadagna meno.

Tuttavia, c’è un aspetto politico da considerare: l’anno 2024 ospiterà le elezioni europee. Anche se le misure proposte non comportano un calo delle buste paga, non forniscono neppure un aumento. In un anno elettorale, questi cambiamenti possono avere un ruolo rilevante nelle percezioni dei votanti.

Un altro punto significativo della riforma fiscale riguarda la detassazione delle tredicesime per i redditi medio-bassi. Questa misura è facilmente comprensibile e potrebbe avere un impatto diretto sulle buste paga dei lavoratori. L’idea di anticipare questa misura già quest’anno è in discussione, con la possibilità di trovare coperture nel bilancio statale, considerando anche il risparmio derivante da fondi non spesi in passato.

L’ipotesi di aumento dell’inflazione potrebbe inoltre fornire un margine di manovra per le finanze statali, migliorando il bilancio dello Stato e consentendo di mettere più denaro nelle tasche dei lavoratori.