Con l’ingresso del sistema contributivo con la riforma Dini, le pensioni sono diventate sempre più basse. Ci sono pensionati che vivono con assegni integrati al minimo o addirittura sotto la soglia della povertà. Tuttavia, esistono strumenti che consentono ad un pensionato di percepire un assegno più dignitoso, ma che devono essere richiesti dai pensionati stessi. In caso contrario, l’INPS non li assegna ai pensionati, anche a fronte di una pensione bassa.
La maggiorazione sociale è uno degli strumenti disponibili per i pensionati che percepiscono una pensione bassa e che vivono con condizioni reddituali altrettanto basse. Quella per le pensioni può riferirsi alla quattordicesima, ma anche alla nuova pensione minima di 600 euro introdotta dal governo attuale per i pensionati con almeno 75 anni di età compiuti.
La maggiorazione sociale è uno strumento a cui molti pensionati avrebbero diritto a richiedere, ma che spesso non lo fanno perché non sanno di averne diritto o semplicemente perché non sanno come fare. Tuttavia, non mancano le possibilità di ottenere pensioni più alte e subito 136 euro in più sul rateo.
Le maggiorazioni sociali del 2023 sulla pensione sono variabili in base all’età dei pensionati e al reddito. Per esempio, a chi percepisce una pensione e ha un’età compresa tra i 60 ed i 64 anni, può ottenere una maggiorazione di 25,83 euro al mese, purché in possesso di redditi fino a 7.664,41 euro o a 14.206,92 euro, rispettivamente per singoli e coniugati (vale sempre il reddito proprio non superiore a 7.664,41 euro annui).
Per i pensionati fino a 69 anni, i redditi non devono superare 8.402,94 e 14.945,45 euro annui, e la maggiorazione spettante è pari a 82,64 euro. Infine, per i pensionati con età superiore ai 70 anni, i redditi non devono superare 9.102,34 e 15.644,85 euro, con una maggiorazione fino a 136,44 euro al mese.





