Suicidio di un agente di polizia penitenziaria in servizio nel carcere napoletano di Secondigliano è un tragico evento che ha destato molta preoccupazione e tristezza in molti. Si tratta di un fatto che evidenzia la necessità di attenzione e cura per la salute mentale e il benessere di coloro che lavorano nei servizi penitenziari. L’uomo, 43 anni, si è tolto la vita con la pistola di ordinanza al termine del turno di lavoro.

Secondo quanto riportato dal segretario generale della UilPa, lo scorso anno ci sono stati ben 84 suicidi tra i detenuti italiani e 5 tra gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria. I primi tre mesi di quest’anno hanno già registrato l’11° suicidio tra i detenuti. Questi dati sono allarmanti e richiamano l’attenzione sulla necessità di investire maggiormente nella prevenzione e nel supporto a chi lavora nel settore penitenziario.

La natura stessa del lavoro in carcere può essere fonte di stress e tensione emotiva, e gli operatori penitenziari affrontano quotidianamente situazioni difficili e spesso traumatiche. È importante che i servizi penitenziari si dotino di programmi di supporto psicologico e di formazione per i propri dipendenti, in modo da prevenire situazioni di stress e di burnout.