Lo sciopero dei benzinai proclamato per il 25 e 26 gennaio resta convocato. Il nuovo confronto con il governo, oggi al Mimit, non ha sciolto i nodi posti dalle associazioni di categoria, che contestano diversi contenuti del decreto sulla trasparenza dei prezzi varato la scorsa settimana dal governo di Giorgia Meloni. L’esecutivo provera’ a tenrare una mediazione in extremis con un nuovo vertice, in programma giovedi’ 19 gennaio. I rilievi dei gestori delle stazioni di servizio restano soprattutto sulle modalita’ di comunicazione del prezzo medio nazionale a tutela dei consumatori e sull’entita’ delle sanzioni per le eventuali violazioni. Al termine della riunione, pero’, sono emersi alcuni distinguo nelle posizioni delle sigle associative – Faib, Fegica e Figisc/Anisa – rispetto a quanto emerso nel corso del vertice, a cui ha partecipato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
La tensione sul costo dei carburanti e’ iniziata a Capodanno, quando e’ scaduto lo sconto sulle accise introdotto a marzo 2022 dal governo di Mario Draghi allo scoppio della guerra in Ucraina e ridotto a partire dal 1 dicembre dall’esecutivo di Giorgia Meloni. Dal 1 gennaio lo sconto e’ terminato e i prezzi alla pompa hanno ripreso a correre – fino a 2 euro per la benzina in citta’ e 2,5 in autostrada – con accuse di “speculazione” nei confronti dei benzinai piovute sia da parte della maggioranza sia da alcune associazioni dei consumatori. La scorsa settimana il governo ha varato un decreto che prevede l’esposizione nelle stazioni di servizio del prezzo medio nazionale dei carburanti, a tutela dei consumatori, e poi sanzioni per le violazioni – da euro 500 a 6.000 euro – con l’ipotesi di sospensione dell’attivita’ fino a 90 giorni alla terza recidiva.