Quando si è svegliato, dopo due settimane di coma, Carlo Perticarini non ricordava più nulla. «C’era mia madre accanto al letto d’ospedale», racconta. «Le dissi: Devo andare a prendere il treno. La mia mente era rimasta a quel momento». Da allora, la sua vita è cambiata radicalmente. Oggi Carlo, 44 anni, vive a Porto San Giorgio (provincia di Fermo) e lavora come tecnico di laboratorio all’Università Politecnica delle Marche di Ancona. Dopo un periodo trascorso in Polonia, era rientrato in Italia ai tempi della pandemia. Poi, nel dicembre 2023, la tragedia.

L’incidente e il mistero

Era il 4 dicembre 2023, poco dopo le 17. Aveva parcheggiato il furgone dell’ateneo e preso la bicicletta per raggiungere la stazione, due chilometri appena. Ma a casa non è mai arrivato.
Lungo la strada, davanti a un distributore di benzina in località Passo Varano, qualcosa lo ha colpito. Una telecamera mostra il suo passaggio alle 17:07, poi un fascio di luce. L’altra telecamera, proprio quella che avrebbe potuto chiarire la dinamica, non funzionava.
Quando arrivano i soccorsi, Carlo è riverso sull’asfalto, privo di conoscenza. Poco distante, la bicicletta accartocciata. Del responsabile dell’incidente, nessuna traccia.

Il lungo percorso in ospedale

Trasportato d’urgenza all’ospedale Torrette di Ancona, Carlo viene ricoverato in rianimazione per dieci giorni. La diagnosi è gravissima: trauma cranico multiplo con emorragia cerebrale e fratture diffuse. Per salvarlo, i medici devono asportare una parte del cranio per ridurre la pressione intracranica.
Seguono mesi di lotta: infezioni, interventi, riabilitazione. L’osso cranico – conservato per mesi in un congelatore dell’ospedale di Fabriano – gli viene reinserito due anni dopo, nel 2025.
«Ho dovuto pagare una visita privata per essere riammesso in lista», racconta. «202 euro più 20 per l’auto medica, perché non potevo guidare».

Oggi continua a convivere con le conseguenze del trauma: dolori, emicranie, difficoltà di concentrazione. Ma il dolore più grande, dice, è l’assenza di verità.

Nessun risarcimento, indagini archiviate

Nonostante le ferite e la ricostruzione medica, Carlo non ha mai ricevuto un risarcimento. La compagnia Allianz, incaricata della gestione dei casi del Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, ha stabilito che l’investimento non risulta provato.
«Non c’erano pali né ostacoli», spiega. «Se fossi caduto da solo, mi sarei escoriato, non avrei riportato fratture multiple alla testa».
A gennaio 2025, il gip del Tribunale di Ancona ha disposto l’archiviazione del caso. Un’altra delusione per Carlo, che oggi valuta una perizia indipendente per tentare di ricostruire la dinamica e ottenere giustizia.

«Non cerco vendetta», conclude. «Vorrei solo rispetto e un po’ di verità».