La medicina generale attraversa una fase di forte trasformazione. Mentre a livello nazionale si discute il rinnovo dei contratti e la ridefinizione dei ruoli nella sanità territoriale, in Campania la situazione si carica di ulteriore tensione, anche per la concomitanza con la campagna elettorale regionale. Dopo gli anni dell’emergenza Covid, il riassetto dell’assistenza primaria è diventato terreno di confronto tra sindacati, istituzioni e professionisti.
Contratto nazionale: le novità e le posizioni dei sindacati
Il 5 novembre ha segnato un punto di svolta per la categoria. A Roma è stato firmato il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei medici di medicina generale, scaduto dal 2019 e valido per il triennio 2022-2024. L’intesa è stata sottoscritta da Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) e Fmt (Federazione medici territoriali), mentre Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) e Smi (Sindacato medici italiani) hanno scelto di non aderire, riservandosi ulteriori valutazioni.
Il nuovo accordo, costruito sulla base dell’Atto di indirizzo approvato dal Ministero della Salute e dal MEF, introduce un investimento complessivo di 300 milioni di euro, di cui 150 milioni destinati alla previdenza per il biennio 2024-2025.
Secondo Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg, l’obiettivo non è solo economico: «Il contratto mira a rafforzare l’attuazione del PNRR e a preservare il modello della medicina generale convenzionata con le ASL».
Il rinnovo prevede un aumento medio del 6%, di cui circa il 70% destinato alle quote fisse e il restante 30% al fondo per le attività delle AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali), collegato al raggiungimento di specifici obiettivi di performance. Sono inoltre introdotte tutele per i medici neo-genitori, misure di flessibilità per i professionisti in formazione e un richiamo alla responsabilità prescrittiva anche per gli specialisti.
Le proteste in Campania: medici in piazza contro l’accordo regionale
Mentre a Roma si firmava il contratto nazionale, a Napoli i medici di base dello Snami e dello Smi manifestavano davanti alla sede della Regione Campania. Le motivazioni della protesta riguardano la svalutazione della medicina territoriale, la mancanza di programmazione e percorsi di specializzazione universitaria, oltre alle difficoltà burocratiche che ostacolano l’attività quotidiana.
Le sigle sindacali contestano anche l’accordo integrativo regionale firmato a inizio ottobre da Fimmg e Snami, che introduce il ruolo unico della medicina generale e prevede l’impiego dei medici nelle Case di comunità con turni fino a 12 ore giornaliere. L’intesa stabilisce inoltre la presenza di collaboratori di studio – infermieri, operatori socio-sanitari e personale amministrativo – retribuiti a 4 euro l’ora, con l’obiettivo di alleggerire i medici dalle mansioni non cliniche.
Incentivi e criticità: la questione dei nuovi medici in Campania
Tra le misure più attese figurano gli incentivi per l’apertura di studi nelle aree interne e disagiate, un passo necessario per garantire la copertura sanitaria in tutto il territorio regionale. Tuttavia, resta aperto il nodo delle nuove assegnazioni: entro fine novembre dovrebbero entrare in servizio 700 nuovi medici, ma la graduatoria disponibile ne conta soltanto 450.
«Superare temporaneamente il limite di 1.500 assistiti per arrivare a 1.800 potrebbe rappresentare una soluzione ponte a favore dei cittadini», spiega Pina Tommasielli, dirigente Fimmg.





