Una “carenza assistenziale” avrebbe compromesso le possibilità di sopravvivenza di Alfredo Fico, il giovane di 25 anni morto nell’aprile 2019 all’Ospedale del Mare di Napoli dopo essere stato sedato e legato al letto. È quanto emerge dalla sentenza del Tribunale civile di Napoli, che ha individuato una responsabilità dell’Asl Napoli 1 e ha proposto un risarcimento alla famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Amedeo Di Pietro.

La decisione del Tribunale

Secondo le conclusioni dei consulenti nominati dal giudice, il comportamento dei sanitari non è definito negligente o imprudente durante la fase critica delle cure. Tuttavia, nella fase post-critica, sarebbe mancato un monitoraggio costante dell’elettrocardiogramma (ECG), fondamentale per l’analisi del QT, il parametro che misura il tempo necessario ai ventricoli cardiaci per contrarsi e tornare a riposo.
Questa carenza avrebbe determinato, secondo i periti, una riduzione delle probabilità di sopravvivenza di almeno il 20%, incidendo in modo significativo sull’esito clinico del paziente.

Le circostanze del decesso

Alfredo Fico era ricoverato presso l’Ospedale del Mare alcuni giorni prima del decesso, a seguito di una crisi pantoclastica, ovvero un episodio caratterizzato da un impulso incontrollabile a distruggere oggetti o arrecare danno all’ambiente circostante.
Le crisi si erano ripetute, inducendo i medici a somministrare farmaci sedativi e ad applicare una contenzione fisica.
La mattina del 9 aprile 2019, durante la consueta ricognizione, il 25enne era trovato senza vita, legato al lettino.

Il nodo del trattamento sanitario obbligatorio

Secondo l’avvocato Amedeo Di Pietro, il trattamento sanitario obbligatorio (TSO) applicato a Fico sarebbe eseguito senza le necessarie autorizzazioni, in violazione delle procedure previste dalla legge.
Il legale, che rappresenta anche la famiglia di una donna di 39 anni morta lo scorso 12 settembre 2025 nello stesso ospedale e in circostanze analoghe, sottolinea come il caso Fico rappresenti un precedente giudiziario importante per la tutela dei diritti dei pazienti sottoposti a contenzione e sedazione.

Un precedente che riapre il dibattito

La decisione del Tribunale di Napoli non solo riconosce la presenza di criticità assistenziali, ma riaccende il dibattito sull’uso della contenzione fisica e farmacologica negli ospedali italiani.
Il caso di Alfredo Fico diventa così un punto di riferimento per valutare la responsabilità sanitaria nelle situazioni di emergenza psichiatrica e per definire nuovi standard di sicurezza e controllo all’interno delle strutture ospedaliere.