Resta in carcere a Campobasso Salvatore Ocone, l’uomo accusato della strage familiare avvenuta a Paupisi, in provincia di Benevento, in cui hanno perso la vita la moglie Elisa Polcino e il figlio Cosimo. Secondo l’avvocato difensore, Giovanni Santoro, il 63enne si trova in uno stato di forte instabilità psichica.

Le condizioni dell’imputato

«Non è in grado di elaborare la gravità di quello che ha commesso. Non ha una stabilità psichica. Non fa domande e ha lo sguardo fisso nel vuoto», ha dichiarato il legale all’uscita dal carcere.

Santoro ha raccontato di avergli comunicato personalmente il miglioramento delle condizioni della figlia rimasta ferita: «In quel momento ha pianto, dicendo che era contento, ma subito dopo è tornato in un atteggiamento imperscrutabile».

Secondo l’avvocato, durante la fuga dal Beneventano al Molise, Ocone «non si era nemmeno reso conto che un figlio era morto e che la figlia era viva». A ciò si aggiungerebbe una patologia pregressa caratterizzata da vuoti di memoria: «Ci sono profili psichiatrici che devono essere approfonditi per valutare se abbiano influito sulla capacità al momento della commissione dei reati».

I funerali e il lutto cittadino

I funerali di Elisa Polcino e del piccolo Cosimo saranno celebrati congiuntamente la prossima settimana, subito dopo l’esecuzione delle autopsie. Lo ha deciso la famiglia, con il sostegno del sindaco di Paupisi, Salvatore Coletta, che ha proclamato il lutto cittadino.

La denuncia sulle carenze nella cura psichiatrica

Sulla tragedia è intervenuta anche Serena Romano, presidente dell’associazione La Rete Sociale di Benevento, che riunisce i familiari dei sofferenti psichici.

Secondo Romano, il dramma non è frutto di un gesto improvviso e imprevedibile: «È difficile che non ci siano state avvisaglie. Forse sono state sottovalutate o poco raccolte. Il primo accesso di Ocone al Centro di Salute Mentale di Puglianello risale al 2010. Poi, per anni, è stato seguito solo saltuariamente».

L’ultima verifica documentata sul rispetto della terapia, denuncia l’associazione, risale a febbraio 2025. «Un paziente psichiatrico non può essere dimenticato – afferma Romano –. Non si può lasciarlo vagare sul territorio per intervenire solo dopo una tragedia».

Una tragedia che interroga

La strage di Paupisi apre quindi non solo una ferita nella comunità, ma anche un interrogativo sulla gestione dei pazienti psichiatrici e sulla capacità dei servizi di intercettare segnali di crisi prima che degenerino in episodi irreparabili.