Dal 2011, anno di introduzione dell’Imposta Municipale Unica (IMU), il patrimonio immobiliare italiano ha subito una trasformazione profonda. Secondo un’analisi di Confedilizia, il numero di immobili classificati come collabenti (categoria catastale F/2) — ruderi, abitazioni diroccate, fabbricati inutilizzabili — è cresciuto del +126% in poco più di un decennio.

Ad oggi, risultano oltre 629 mila unità immobiliari inutilizzate, distribuite in tutta la penisola: dai piccoli borghi appenninici alle grandi città metropolitane.

Perché aumenta il numero di immobili collabenti

Molti proprietari scelgono di abbandonare gli immobili piuttosto che affrontare i costi di ristrutturazione e la tassazione sulle seconde case.
L’IMU, infatti:

non si applica più all’abitazione principale dal 2013 (tranne per immobili di lusso e specifiche pertinenze);

continua a gravare su seconde case, immobili dati in affitto o concessi in comodato.

Il problema si è aggravato con la riduzione dei bonus edilizi: le agevolazioni fiscali oggi sono meno generose, rendendo meno conveniente recuperare fabbricati in disuso.

Secondo il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, la stretta sui bonus rischia di alimentare «un degrado sociale sempre più diffuso».

Quanto costa l’IMU in Italia

Il peso dell’imposta varia in base al comune. Secondo i calcoli della UIL:

la spesa media nazionale per una seconda casa in un capoluogo è di 977 euro annui;

le città più onerose sono:

Roma: 3.499 € all’anno

Milano: 2.957 €

Venezia: 2.335 €

Nel complesso, ogni anno l’IMU interessa 25 milioni di proprietari e garantisce allo Stato un gettito di 19,4 miliardi di euro.

Dove si concentra il fenomeno degli immobili abbandonati

Negli ultimi cinque anni il numero di unità collabenti è cresciuto del +9,3% a livello nazionale, con particolare intensità nelle città capoluogo e nel Mezzogiorno.

Province più colpite:

Frosinone: 32.023 unità collabenti

Cosenza: 23.338

Messina: 18.879

Incremento maggiore:

Provincia di Napoli: +24% in quattro anni

Capoluoghi con più ruderi:

Palermo: 3.787 unità

Reggio Calabria e Messina seguono a breve distanza

Nord Italia: numeri molto più contenuti. A Milano, ad esempio, si registrano appena 361 immobili collabenti.

Una sfida aperta: recuperare il patrimonio edilizio

Il crescente numero di ruderi e fabbricati abbandonati mette in luce due questioni cruciali:

il peso dell’IMU sulle seconde case;

la difficoltà di riqualificare senza incentivi fiscali significativi.

Il rischio è quello di un progressivo degrado urbano e sociale, soprattutto nei grandi centri del Sud. Al tempo stesso, questo patrimonio potrebbe rappresentare una risorsa se adeguatamente recuperato e valorizzato.