Prezzi troppo bassi per essere veri: secondo la Guardia di Finanza dietro le offerte della Am Distribution Srl, società dell’imprenditore Angelo Napolitano, volto noto anche su TikTok, ci sarebbe un sofisticato sistema di frode basato su evasione IVA, vendite in nero e uso di società cartiere.
L’inchiesta ha portato al sequestro di beni per oltre 5 milioni di euro, corrispondenti – spiegano gli inquirenti – all’IVA non versata su incassi per circa 26 milioni di euro tra il 2023 e il 2024.
Il meccanismo della frode
Secondo le indagini, il sistema ruotava attorno all’uso distorto del regime del “reverse charge”, inizialmente previsto per gli scambi intracomunitari e poi esteso a smartphone, tablet, laptop e console. In teoria l’IVA diventa neutra in fase di acquisto e viene applicata solo al momento della vendita al consumatore finale.
In questo caso, però, la merce sarebbe transitata attraverso società cartiere (formalmente attive in altri settori, come consulenza, cartoleria e termoidraulica), con la conseguenza di generare fatturazioni fittizie e alimentare un doppio circuito di vendite: una parte regolare, un’altra in nero.
Prezzi e vendite “a due vie”
Le verifiche dei finanzieri hanno mostrato margini ridottissimi: 3% di ricarico sugli iPhone, tra l’8% e il 10% su altri marchi. Un modello sostenibile solo con un sistema parallelo.
Il 3 maggio 2024 sono stati confrontati i prezzi nei punti vendita di Napolitano con quelli Apple e dei competitor:
iPhone 13 128 GB a 495 € (contro 759 € Apple e 579-699 € altrove), iPhone 15 Plus 128 GB a 830 € (contro 1.129 € Apple e 949-1.099 € competitor), iPhone 15 Pro Max 256 GB a 1.050 € con caricabatteria (contro 1.489 € Apple), iPhone 15 128 GB a 670 € (contro 979 € Apple), iPhone 15 Pro 128 GB a 840 € (contro 1.239 € Apple).
La vendita era spesso accompagnata da una “bolletta”, simile a uno scontrino ma priva di valore fiscale, utile solo per eventuali sostituzioni.
Napolitano aveva anche pubblicizzato apertamente il pagamento in contanti, definendo le banconote da 100 euro “maglie dell’Avellino”, colore verde come la divisa della squadra. Il sistema prevedeva doppi listini: prezzi bassi solo in contanti, maggiorati per chi pagava con strumenti tracciabili.
I numeri dell’indagine
L’ascesa della società è stata rapidissima: dai 2 milioni di fatturato nel 2017 ai quasi 21 milioni nel 2023, con un balzo tra il 2019 e il 2020 (da 3 a 14 milioni).
Ma i conti non tornavano: il 12 agosto 2024, ultimo giorno prima delle ferie, Napolitano avrebbe incassato 195mila euro, dichiarandone appena 42mila tra scontrini e fatture. Mancavano all’appello circa 150mila euro in nero, confermati da intercettazioni e versamenti in contanti sul conto societario.
La difesa dell’imprenditore
In un video diffuso sui social, Napolitano si è detto “tranquillo” e pronto a dimostrare la correttezza della propria gestione, contestando le accuse e rivendicando la regolarità delle operazioni commerciali.
L’indagine prosegue: la Guardia di Finanza e la Procura stanno verificando l’effettivo volume degli incassi e la rete di società coinvolte, per chiarire la portata della presunta frode fiscale.





