Negli ultimi mesi, l’attenzione pubblica si è concentrata sui Campi Flegrei, l’area vulcanica a ovest di Napoli interessata da un lungo sciame sismico. Le continue scosse, seppur di lieve entità, hanno riportato alla memoria la fragilità sismica del Sud Italia e la necessità di non abbassare la guardia.
L’Italia è infatti uno dei Paesi europei più esposti al rischio terremoti, e dal confine campano in giù si trovano diverse aree ad alta pericolosità sismica che meritano di essere conosciute e monitorate.
Campi Flegrei: un territorio in costante attenzione
I Campi Flegrei non sono solo un’area vulcanica, ma un supervulcano che negli ultimi anni ha mostrato segnali di bradisismo (sollevamento e abbassamento del suolo). Questi fenomeni, accompagnati da sciami sismici frequenti, non indicano necessariamente un’eruzione imminente, ma segnalano una pressione crescente nel sottosuolo. L’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) monitora costantemente l’area per prevenire scenari critici.
Irpinia: il ricordo del sisma del 1980
Un’altra zona tristemente nota è l’Irpinia, colpita il 23 novembre 1980 da un devastante terremoto di magnitudo 6.9 che causò quasi 3.000 vittime. Da allora l’Irpinia è diventata simbolo della vulnerabilità sismica del Mezzogiorno. Oggi l’area resta ad alta pericolosità, con faglie attive che potrebbero generare nuovi eventi significativi.
Calabria e Sicilia: le faglie del Sud
Scendendo più a sud, la Calabria rappresenta una delle zone sismicamente più attive d’Italia. Le frequenti scosse, spesso percepite dalla popolazione, sono legate alla complessa rete di faglie che attraversano la regione. Anche la Sicilia è altamente esposta: dall’area dello Stretto di Messina, teatro del terremoto del 1908, fino alla zona etnea, dove il vulcano Etna contribuisce all’instabilità geologica.
Puglia e Basilicata: aree meno note ma a rischio
Sebbene percepite come più tranquille, anche Puglia e Basilicata non sono esenti da rischio. La Basilicata, confinante con l’Irpinia, è stata interessata dal terremoto del 1857, uno dei più forti della storia italiana. La Puglia invece, specialmente nel Gargano e nel Tavoliere, può risentire delle faglie adriatiche.
Dal bradisismo dei Campi Flegrei alla memoria storica del terremoto in Irpinia, fino alle faglie calabresi e siciliane, il Sud Italia è un mosaico di aree sismicamente attive. Non si tratta di allarmismo, ma di consapevolezza: la prevenzione, le norme antisismiche e l’informazione sono strumenti fondamentali per ridurre i rischi.
La storia ci ricorda che i terremoti non si possono prevedere, ma prepararsi è possibile. Ed è proprio questa la sfida che il Mezzogiorno, e l’Italia intera, devono affrontare ogni giorno.