Un uomo delle istituzioni, stimato e rispettato da colleghi e superiori. Ciro Luongo, ispettore di polizia di lungo corso, ha dedicato la propria vita al contrasto della criminalità organizzata, in particolare al clan dei Casalesi. Per il suo impegno aveva ricevuto encomi e riconoscimenti ufficiali, tanto che il Prefetto di Caserta gli offrì la scorta. Ma lui rifiutò: “La lotta al crimine ha bisogno di tutti gli uomini disponibili”, diceva, convinto di poter andare avanti da solo.

Una carriera brillante e una vita di passioni

In questura si era distinto come ufficiale di polizia giudiziaria all’ufficio denunce, per poi lavorare con grande dedizione al commissariato di Giugliano. Il lavoro era la sua passione, vissuta però senza mai trascurare la famiglia “allargata” costruita con la compagna Teresa, dalla quale aveva avuto un figlio.

Facevano parte del suo mondo anche i due figli nati dal primo matrimonio della donna, tra cui Roberto, musicista napoletano e nipote di Pino Marchese, l’artista reso celebre dalla canzone “Lassame se vuò” e tragicamente assassinato a Palermo nel 1982. A dare questo particolare è il quotidiano Roma oggi in edicola.

Ciro aveva un rapporto speciale anche con Robertino Jr., con il quale condivideva passioni e momenti di vita quotidiana, sempre grazie alla sapiente mediazione della madre.

Un dolore che lascia senza risposte

Proprio per questo, la tragedia consumatasi lunedì sera appare inspiegabile a chi lo conosceva: un epilogo che ha lasciato sgomenti familiari, amici e colleghi, incapaci di comprendere come un uomo che aveva fatto della lotta al male e della dedizione alla famiglia la sua missione di vita, possa essere stato travolto da un destino così drammatico.