La recente evasione dal carcere di Poggioreale a Napoli ha riportato l’attenzione sulla sicurezza degli istituti penitenziari italiani. I protagonisti della fuga sono Mahrez Souki, 32 anni, di origine algerina, e Kazem Mohmed Elokla, 23 anni, siriano. Entrambi erano detenuti per rapina e sono riusciti ad allontanarsi dalla struttura attraverso una tecnica tanto semplice quanto efficace: buco nel muro e discesa con lenzuola legate a mo’ di corda.

Come è avvenuta l’evasione

Secondo le ricostruzioni investigative, i due detenuti hanno impiegato circa un mese e mezzo per scavare un varco nella cella. Per forare la parete hanno utilizzato l’asta di una brandina, lavorando di notte per non destare sospetti. Il materiale di risulta veniva sciolto in acqua e smaltito nel water, un accorgimento che ha permesso loro di non lasciare tracce visibili.

Per calarsi all’esterno hanno utilizzato lenzuola acquistate da altri detenuti, pagate con pacchetti di sigarette. Quelle fornite dall’istituto, infatti, erano soggette a controlli. Una volta fuori, i due hanno raggiunto il porto, dove hanno raccontato di essersi fermati per bere e fumare prima di dirigersi verso Mondragone.

Il tentativo di fuga e la cattura

Souki ed Elokla hanno preso un taxi fino alla stazione di Napoli Campi Flegrei e successivamente un autobus per Mondragone, località in cui il siriano aveva già avuto un domicilio in passato. Con loro avevano solo 50 euro, nascosti in una scarpa e non individuati durante le perquisizioni.

I due hanno cercato di separarsi per confondere gli investigatori, ma sono stati entrambi rintracciati sul lungomare di Mondragone dalla polizia penitenziaria. Il primo ad essere catturato è stato Elokla, successivamente Souki. Durante gli interrogatori hanno confermato di aver pianificato l’evasione con attenzione, ma non è escluso che abbiano ricevuto aiuti esterni.