Avevano permessi di soggiorno regolari, un lavoro stabile e famiglie a carico. Quattro cittadini nordafricani — tre marocchini e un tunisino — espulsi dall’Italia nel luglio 2022 con l’accusa di terrorismo, successivamente ritenuta infondata, ora chiedono un risarcimento di 2 milioni di euro allo Stato italiano per i danni subiti.
La richiesta è presentata dagli avvocati Hilarry Sedu ed Eduardo Cante ed è indirizzata, tra gli altri, al Ministero dell’Interno. Secondo i legali, i loro assistiti hanno subito gravi danni patrimoniali e non patrimoniali, così come le loro famiglie, rimaste in Italia senza alcun sostentamento.
Una vita interrotta da un’accusa poi archiviata
I quattro uomini — due 39enni, un 57enne e un 47enne — erano regolarmente assunti con contratti a tempo indeterminato e padri di figli minorenni nati in Italia. In seguito all’indagine, erano revocati i loro permessi di soggiorno e disposto il rimpatrio coatto.
Il procedimento si è concluso con un’archiviazione disposta il 6 febbraio 2023 dal giudice per le indagini preliminari di Perugia, Valerio d’Andria, che ha motivato così la decisione:
“Gli esiti delle indagini non consentono di prospettare fondatamente l’esercizio dell’azione penale rispetto a nessuna delle fattispecie per cui si procede”.
Pur rilevando un’adesione ideologica all’islamismo radicale da parte di alcuni indagati, il giudice ha escluso contatti con organizzazioni terroristiche o la presenza di contenuti effettivamente offensivi nei post pubblicati sui social. Le accuse iniziali riguardavano i reati di partecipazione ad associazione terroristica e istigazione a delinquere.
Le richieste: risarcimento, revoca e cancellazione dal SIS
Oltre al risarcimento economico, i quattro ex indagati chiedono:
La revoca formale del provvedimento di espulsione;
La cancellazione dei dati personali inseriti nel Sistema d’Informazione Schengen (SIS), che attualmente impedisce loro di rientrare nello spazio UE.
L’appello dei legali
“Lo Stato deve riconoscere i propri errori e riparare i danni causati”, ha dichiarato l’avvocato Hilarry Sedu. “Non possiamo permettere che dei minori crescano con sentimenti di risentimento verso un Paese che dovrebbe garantire integrazione e giustizia”.
Nel frattempo, le mogli dei quattro espulsi hanno dovuto affrontare da sole il sostentamento dei figli e, in alcuni casi, sostenere economicamente anche i mariti rientrati nei Paesi d’origine.