Nel cuore del dibattito sulla sostenibilità del sistema pensionistico italiano, torna al centro dell’attenzione un meccanismo poco conosciuto, ma ancora pienamente operativo, che ha permesso a decine di giornalisti italiani di aumentare sensibilmente la propria pensione. A lanciare l’allarme è Nicola Borzi su Il Fatto Quotidiano, che ha acceso i riflettori sulla cosiddetta ricongiunzione gratuita dei contributi, una norma introdotta negli anni ’80 durante il governo Andreotti.
Come funziona la ricongiunzione gratuita: la norma degli anni ’80 ancora in vigore
Il principio è semplice ma dagli effetti potenti: consente di trasferire gratuitamente i contributi previdenziali versati in gestioni diverse – ad esempio dall’ex INPGI (Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani) all’INPS – unificandoli in un solo montante. La particolarità? Questo montante viene rivalutato automaticamente ogni anno con un tasso composto del 4,5%, generando un effetto moltiplicatore sul valore della pensione finale.
A differenza della rivalutazione semplice, quella composta calcola ogni anno l’incremento sull’importo già rivalutato, con un impatto esponenziale nel lungo termine.
Numeri e stime: fino a 300 euro al mese in più di pensione
Secondo alcune stime non ufficiali, nel solo 2024 almeno 80 giornalisti avrebbero beneficiato di questa misura. In diversi casi, la pensione sarebbe aumentata di oltre 300 euro mensili, con trasferimenti medi di contributi attorno ai 900.000 euro, soprattutto da figure professionali provenienti da grandi testate come Il Corriere della Sera, La Repubblica e Il Sole 24 Ore.
Si tratta di un utilizzo perfettamente legittimo della legge, ma che solleva dubbi sulla sostenibilità del sistema previdenziale e sull’equità tra categorie.
Ricchi e poveri del giornalismo: il divario previdenziale cresce
Mentre una parte minoritaria e ben posizionata del settore ha potuto usufruire della ricongiunzione gratuita con effetto moltiplicatore, la maggioranza dei giornalisti freelance, cococo e collaboratori esterni si trova a fare i conti con una realtà ben diversa: pensioni future inferiori ai 700 euro mensili, spesso con carriere frammentate e contributi discontinui.
La chiusura dell’INPGI, l’assenza di tutele reali e la mancanza di un sistema solidaristico efficace hanno reso ancora più precario il quadro previdenziale per i giornalisti più giovani e meno tutelati.
“La legge è chiara e consente questa possibilità. Ma l’impatto reale è una frattura crescente tra chi può sfruttare strumenti sofisticati e chi resta intrappolato in un percorso previdenziale povero e incerto.”
Il dibattito: legale sì, ma è anche etico?
Il caso della ricongiunzione gratuita porta alla luce un tema delicato: l’equità tra lavoratori all’interno della stessa categoria. Se da un lato è giusto che una norma sia applicata, dall’altro ci si interroga sul senso di giustizia sociale, soprattutto quando chi ha promosso riforme penalizzanti per i giovani ora beneficia di strumenti poco noti ma vantaggiosi.