Due assistenti amministrativi, originari della provincia di Napoli, sono finiti licenziati da due istituti scolastici di Firenze dopo l’accertamento di gravi irregolarità nei loro curricula. Secondo quanto emerso dalle verifiche avviate dal Ministero dell’Istruzione, entrambi avrebbero ottenuto l’inserimento nelle graduatorie ATA (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) grazie a certificazioni false, riferite a incarichi lavorativi che non sarebbero mai stati svolti.

L’indagine si inserisce in un’inchiesta più ampia, coordinata dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Firenze, che coinvolge due scuole paritarie di Nocera Inferiore. Questi istituti sono finiti sotto i riflettori nell’ambito del fenomeno dei cosiddetti “diplomifici”, strutture che, dietro il paravento della legalità formale, avrebbero rilasciato titoli di studio o di servizio privi di reale fondamento.

Titoli fittizi per scalare le graduatorie
I due ex dipendenti licenziati risultavano aver lavorato in istituti privati tra il 2011 e il 2017, esperienze che in realtà non avrebbero mai avuto luogo. Secondo gli inquirenti, queste assunzioni esistevano solo sulla carta e avevano un obiettivo ben preciso: accumulare punteggio utile per scalare le graduatorie pubbliche, superando candidati in possesso di titoli autentici.

Il Tribunale del Lavoro di Firenze ha confermato l’esclusione definitiva dei due soggetti dalle graduatorie, sancendo la fine del loro rapporto lavorativo con il Ministero dell’Istruzione.

Una rete di frodi più ampia
Nel corso dell’inchiesta, sarebbero emerse decine di posizioni analoghe, legate a persone che – secondo gli investigatori – avrebbero pagato per ottenere documenti falsi e accelerare la propria carriera. In alcuni casi, le scuole paritarie coinvolte risultavano formalmente attive, ma di fatto svolgevano una modesta attività didattica, pur essendo sovraffollate di personale.

Al centro dell’indagine, quindi, non vi è solo la posizione dei singoli aspiranti ATA, ma anche una presunta associazione a delinquere finalizzata alla produzione sistematica di titoli di servizio fittizi. Le responsabilità ipotizzate riguarderebbero direttamente gli istituti scolastici coinvolti, che avrebbero agito in violazione delle normative vigenti in materia di istruzione e pubblico impiego.