Un nuovo grave episodio di pesca illegale si è verificato nella notte tra mercoledì 5 e giovedì 6 giugno nell’Area Marina Protetta del Parco Sommerso di Gaiola, nel Golfo di Napoli. Due bracconieri, entrati in azione tra l’1:30 e le 2:00 del mattino, sono stati sorpresi a depredare ricci di mare della specie Paracentrotus lividus, noti anche come “ricci femmina”, protetti dalla normativa nazionale e internazionale. Sequestrati circa 1.000 esemplari, per un totale di oltre 60 chilogrammi.

Operazione nella notte grazie alla videosorveglianza
L’intervento è scattato grazie al sistema di videosorveglianza del Parco, che ha rilevato la presenza sospetta di un sub nella zona A di riserva integrale, affiancato da una piccola imbarcazione bianca con una seconda persona a bordo. L’allerta lanciata dal personale dell’AMP ha permesso l’intervento tempestivo della Guardia Costiera, che ha fermato i due uomini — entrambi di origine puteolana — in flagranza di reato.

A bordo sono trovate cinque bacinelle colme di ricci, pronti per essere immessi sul mercato illegale della ristorazione, dove questi echinodermi sono molto ricercati per preparazioni gastronomiche come gli spaghetti ai ricci.

Ricci sotto misura e in pieno fermo biologico
Il Paracentrotus lividus è una specie protetta, inserita nell’Annesso III del Protocollo SPAMI, ed è soggetta a rigorose normative che ne vietano la pesca all’interno delle aree marine protette. Anche al di fuori di queste zone, la raccolta è regolamentata dal Decreto Ministeriale del 12 gennaio 1995 e, attualmente, vige il fermo biologico per consentire la riproduzione.

Secondo i ricercatori del Parco, la quasi totalità degli esemplari sequestrati era sotto la misura minima di legge, con individui inferiori ai 3 centimetri di diametro. «Uno sciacallaggio senza senso – spiegano – poiché esemplari così piccoli hanno gonadi praticamente assenti, rendendo vana la loro raccolta anche sotto il profilo commerciale».

Gli esemplari salvati saranno reimmessi in mare
I ricci sequestrati sono affidati al team scientifico dell’AMP per le verifiche biologiche e saranno progressivamente reintrodotti nei fondali dell’area protetta. L’operazione, sottolinea la direzione del Parco, è avvenuta simbolicamente proprio nella giornata in cui si celebra l’International Day for the Fight against Illegal Fishing e la Giornata mondiale dell’Ambiente.

«Si tratta di un segnale forte – fanno sapere dall’AMP – in una giornata dal valore internazionale. Ancora una volta il sistema integrato di monitoraggio e la collaborazione con le autorità marittime hanno permesso di proteggere concretamente la biodiversità marina del nostro golfo».