Una serata di fuochi d’artificio, post sui social dal sapore trionfale e un quartiere, Ponticelli, che ancora una volta torna al centro della cronaca. Il motivo: l’assoluzione per Marco De Micco, presunto boss del clan omonimo, e per altri quattro imputati, nel processo sull’omicidio di Carmine D’Onofrio, ucciso nel 2021. A darne notizia è Fanpage.

Fuochi e festa dopo l’assoluzione: “Ci vediamo presto”
La sentenza, arrivata nel pomeriggio, ha assolto con formula piena i cinque imputati: Marco De Micco, Giovanni Palumbo, Ciro Ricci, Ferdinando Viscovo e Giuseppe Russo Junior. La motivazione: “per non aver commesso il fatto”.
Poche ore dopo, alle 18 circa, testimoni riferiscono di fuochi d’artificio prolungati nelle aree più sensibili del quartiere: nessuna rivendicazione pubblica, ma tempismo e modalità lasciano pochi dubbi.

Sui social, nel frattempo, compaiono post celebrativi. In uno, la foto di uno degli imputati al colloquio in carcere, accompagnata dalla frase: “Ci vediamo presto”. In un altro, l’immagine di un gangster con la scritta: “La pazienza è la virtù dei forti”.

Il delitto D’Onofrio: un agguato nella notte
Carmine D’Onofrio, 23 anni, fu ucciso tra il 5 e 6 ottobre 2021. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato preso di mira dal clan De Micco per una vendetta: il giovane era ritenuto vicino ai De Luca Bossa e sospettato di aver piazzato una bomba davanti alla casa di Marco De Micco.

Carmine finì colpito a pochi metri dalla sua compagna, incinta all’ottavo mese, mentre scendeva dall’auto sotto casa.
La sua parentela con Giuseppe De Luca Bossa, fratello del boss ‘o Sicco, era scoperta solo da poco.

Intercettazioni e dubbi, la difesa: “Un equivoco”
Gli imputati hanno sempre negato il coinvolgimento, contestando le intercettazioni ambientali e sostenendo che ci fosse stato un errore di interpretazione. Il tribunale ha accolto la tesi difensiva, emettendo per tutti la formula assolutoria.

Clima teso e segnali da non sottovalutare
Il clima che si respira a Ponticelli, a margine della sentenza, è tutt’altro che disteso. La celebrazione dell’assoluzione con fuochi e post sui social rappresenta un messaggio chiaro: la centralità dei clan resta forte, e ogni atto pubblico, anche simbolico, è parte di una narrazione di potere.