Cinque persone sono state arrestate dai carabinieri di Aversa, al termine di un’articolata indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Tra loro figurano tre elementi di spicco del Clan dei Casalesi, appartenenti alle fazioni Bidognetti e Schiavone, coinvolti in attività illecite che spaziano dalle estorsioni al traffico di droga, fino alla gestione occulta di operazioni economiche.

L’imprenditore e le aste truccate
Tra gli arrestati figura Antonio Fusco (classe 1980), noto imprenditore del litorale domitio, ritenuto dagli inquirenti “stabile riferimento del clan Bidognetti per il finanziamento delle casse del gruppo”. Il suo ruolo, ben radicato, si concretizzava attraverso iniziative imprenditoriali sviluppate insieme a esponenti del clan, come l’acquisto di immobili all’asta. Grazie all’intervento dei Casalesi, altri potenziali acquirenti erano intimiditi o indotti a rinunciare, lasciando campo libero all’imprenditore per ottenere i beni a prezzo ridotto.

Fusco sarebbe inoltre coinvolto in un progetto per l’apertura di un ristorante di una nota catena di fast food a Castel Volturno, su un terreno già confiscato a un imprenditore colluso con lo stesso clan.

Le attività estorsive e il controllo del territorio
Nicola Gargiulo (classe 1967), secondo arrestato, è ritenuto vicino alla fazione Bidognetti e avrebbe gestito le estorsioni nei comuni di Lusciano e Parete, aree storicamente sotto l’egemonia del clan. Il terzo soggetto, Nicola Pezzella (classe 1963), è considerato referente del gruppo Schiavone: appena uscito da un lungo periodo di detenzione, avrebbe ripreso le attività criminali, occupandosi di estorsioni e traffico di droga.

Il traffico di droga sul litorale domitio
Il quarto arrestato è Hermal Hasanai, cittadino albanese classe 1984, accusato di pagare migliaia di euro al mese al clan per gestire in regime di monopolio le forniture di droga nelle principali piazze di spaccio del litorale domitio. Insieme a Umberto Meli (classe 1993), quinto arrestato, sarebbe inoltre coinvolto in un caso di estorsione aggravata ai danni di un imprenditore locale: alla vittima sarebbero estorti 15.000 euro attraverso minacce e violenza.