Una coppia torinese aveva inscenato la separazione e il divorzio per sottrarsi a un debito fiscale di 700mila euro, ma la loro attività sui social li ha traditi. Selfie romantici, cuoricini e commenti su Facebook hanno fornito prove decisive per la Cassazione, che ha reso definitive le condanne: due anni di reclusione per il marito e un anno e mezzo per la moglie.

L’inganno smascherato dal fisco
La coppia aveva avviato la pratica di separazione circa un mese dopo la notifica di un accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate per 473.359 euro, seguito da un secondo avviso da 213.929 euro. Nel tentativo di eludere il pagamento, l’uomo ha:

Trasferito alla moglie la proprietà dell’immobile coniugale.

Intestato la sua Porsche Cayenne alla suocera, pur continuando a utilizzarla come fosse sua.

Preso in affitto una mansarda disabitata per simulare una nuova residenza.

Tuttavia, le indagini hanno dimostrato che la coppia continuava a convivere nella casa coniugale e che la separazione era solo un espediente per sfuggire ai debiti.

Il ruolo decisivo dei social network
Gli investigatori hanno raccolto prove schiaccianti direttamente da Facebook, dove i due ex coniugi (solo sulla carta) non hanno resistito alla tentazione di mostrare la loro relazione:

Foto di viaggi insieme, selfie romantici e commenti affettuosi.

La sorella dell’uomo, sotto un’immagine della coppia, ha commentato: “Bella cognatina”, dimostrando la continuità del rapporto.

Il marito, dopo aver definito la donna la sua “ex moglie”, ha specificato nei commenti che in realtà era ancora la sua compagna.

La Porsche “ceduta” alla suocera, ma usata dal marito
Un altro elemento chiave è stato il trasferimento fittizio della Porsche Cayenne alla suocera. L’uomo, però, ha continuato a:

Utilizzarla esclusivamente per la sua attività professionale.

Personalizzarne la targa con le prime tre lettere del suo cognome.

Pubblicare post su Facebook riferendosi all’auto come “Gatsuvmobil”, lasciando intendere che fosse ancora sua.

Pagare di tasca propria tagliandi e spese di manutenzione.

La polizia giudiziaria lo ha anche avvistato più volte al volante del veicolo, confermando che il passaggio di proprietà era solo una formalità per eludere i controlli fiscali.

L’allargamento dei poteri ispettivi del fisco
Secondo l’avvocato Stefano Scalbi, esperto di diritto tributario, questa sentenza conferma l’ampliamento dei poteri di indagine della polizia giudiziaria nei controlli fiscali. Le verifiche, infatti, possono ora estendersi anche ai conti correnti dei coniugi o conviventi. Tuttavia, Scalbi sottolinea che tali accertamenti potrebbero presentare irregolarità procedurali, che possono essere contestate in sede di impugnazione.