Nella giornata di ieri, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno portato a termine una vasta operazione anticamorra, che ha portato all’arresto di dodici membri del clan Fabbrocino. Tra gli arrestati figurano Vincenzo Albano, Biagio Bifulco, Raffaele Carbone, Salvatore D’Ascoli, Mario Fabbrocino, Pietro Fabbrocino, Antonio Iovino, Massimo Iovino, Michele La Marca, Pasquale La Marca, Francesco Maturo, Gennaro Nappi, mentre Giovanni Guadagno è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Questa operazione rappresenta un colpo importante per il clan, ancora operante nonostante la scomparsa del superboss Mario Fabbrocino.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha permesso di documentare le attività illecite del clan, tra cui associazione mafiosa, estorsioni, trasferimento fraudolento di valori e detenzione abusiva di armi. La violenza fisica e psicologica era il mezzo attraverso il quale il clan imponeva il proprio dominio, costringendo le vittime ad assoggettarsi. Alle prime luci dell’alba, i carabinieri hanno eseguito le 13 misure cautelari, sequestrando anche due società collegate agli affari illeciti della cosca.
Nonostante la morte di Mario Fabbrocino nel 2019, il clan ha continuato a operare sotto la guida di Biagio Bifulco, alias “Bias e rind ’e furc”. Bifulco, già detenuto nel carcere di Brescia, riusciva comunque a impartire ordini a distanza, come dimostrano le intercettazioni che hanno rivelato la sua attività criminale anche dalla cella. Un imprenditore di una ditta di trasporti avrebbe versato al boss una tangente di 4mila euro al mese, tramite un intermediario, dimostrando l’influenza ancora forte del clan nel tessuto economico locale.
Oltre alle classiche attività mafiose, il clan si era fatto “punto di riferimento” per persone disperate, che si rivolgevano all’organizzazione per “risolvere” i loro problemi. Un caso emblematico è quello di un padre che, stremato dai maltrattamenti subiti da figlio e genero, ha chiesto al clan di ucciderli e farli sparire. L’inquietante richiesta è emersa durante un’intercettazione avvenuta nel cimitero di Palma Campania, dove il clan aveva istituito una sorta di base operativa.