Durante il processo di appello, il procuratore generale ha chiesto la conferma delle condanne per Francesco Bidognetti e Michele Santonastaso, accusati di aver minacciato lo scrittore Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione. Bidognetti, noto capoclan, rischia un anno e mezzo di carcere, mentre Santonastaso, avvocato, potrebbe affrontare una pena di un anno e due mesi.

Le minacce risalgono al 2008, pronunciate durante il processo di appello Spartacus, che vedeva imputati i boss del clan dei Casalesi. Le dichiarazioni intimidatorie furono fatte in aula, suscitando grande clamore e preoccupazione per la sicurezza di Saviano e Capacchione, noti per il loro impegno nella denuncia delle attività criminali del clan.

Parte Civile e Dichiarazioni
Nel procedimento si sono costituite parte civile la Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dall’avvocato Giulio Vasaturo, e l’Ordine dei giornalisti della Campania. Queste istituzioni hanno espresso il loro sostegno a Saviano e Capacchione, sottolineando l’importanza di una giustizia rapida e efficace nella lotta contro la criminalità organizzata.

Roberto Saviano, presente all’udienza, ha commentato: «Quando le istituzioni parlano di lotta alla criminalità organizzata è retorica davanti a un processo che dura da tanti anni senza una sentenza definitiva. Questo processo va avanti da 15 anni, il messaggio che arriva alle organizzazioni quando i processi sono così lunghi è molto semplice: possono agire rinviando all’infinito le conseguenze. A settembre vedremo se questa odissea finirà».

Il Contesto
Il processo Spartacus è uno dei procedimenti più importanti contro la camorra, iniziato negli anni ’90 e culminato con condanne pesanti per i vertici del clan dei Casalesi. Le minacce a Saviano e Capacchione avvennero in un contesto di alta tensione, con i boss che cercavano di intimidire chiunque osasse sfidarli pubblicamente.

Le Aspettative
La richiesta del procuratore generale di confermare le condanne è vista come un passo cruciale per riaffermare l’autorità della giustizia e il sostegno a chi rischia la propria vita per contrastare le mafie. La decisione finale è attesa per settembre, e molti sperano che possa finalmente mettere un punto a una vicenda che dura da troppo tempo.