“L’ultimo terremoto avvertito anche nell’area di Napoli fa parte di un processo di fratturazione della crosta dei Campi Flegrei; crosta che progressivamente si sta indebolendo”. A spiegarlo e’ Stefano Carlino, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Osservatorio vesuviano (Ingv-Ov), autore tra gli altri di uno studio pubblicato su “Communications Earth & Environment” che a giugno aveva messo in guardia relativamente a una possibile consistente rottura della crosta della caldera dei Campi Flegrei.
“Finche’ ci sara’ il sollevamento della caldera – continua Carlino – avremo questa sismicita’ che potra’ manifestarsi sia con eventi piu’ forti che con sciami. Quello che dovremo capire nell’immediato futuro e’ se la crosta continuera’ ad avere lo stesso ‘comportamento’ o se osserveremo variazioni dal punto di vista di come si frattura. L’andamento nel tempo di questo ‘comportamento’ e dei terremoti ci forniscono e ci forniranno informazioni su quando potrebbe avvenire un possibile processo di rottura totale della crosta, cioe’ quando sostanzialmente la crosta potrebbe fratturarsi in maniera pervasiva, mettendo in comunicazione la parte piu’ profonda del sistema magmatico con la superficie. Al momento non e’ possibile fare comunque previsioni specifiche e sara’ necessario continuare a monitorare con attenzione la situazione”.
Uno dei problemi piu’ significativi riguarda che cosa si celi “al di sotto” di queste spinte, se gas, vapore acqueo o anche magma in risalita. “La mia interpretazione di quanto sta accadendo – chiarisce Carlino – e’ che e’ probabile che piccole quantita’ di magma siano arrivate nel sistema magmatico piu’ superficiale, cioe’ quello localizzato a 3-4 chilometri dalla superficie, che e’ poi il sistema che determina il sollevamento. E c’e’ sicuramente anche un contributo idrotermale rilevante, fluidi ad alta pressione e temperatura che probabilmente contribuiscono in maniera significativa al sollevamento. Non possiamo comunque dire con certezza quale sia la sorgente primaria di questo sollevamento, data l’ambiguita’ delle soluzioni che provengono dall’elaborazione dei dati”.