Succede sempre più spesso che presi dalla febbre da tastiera si possa incappare in commenti di cattivo gusto, se ci aggiungiamo che a scriverlo è un rappresentante delle Istituzioni, la situazione rischia di diventare caso. È quello che in queste ore accade a Palma Campania, dove a seguito di una segnalazione da parte di esponenti della comunità Bengalese di livello regionale, viene sottolineato come il commento scritto da un Dirigente Scolastico di uno degli Istituti Palmesi possa risultare offensivo nei confronti della comunità che è fortemente radicata in città.

«…Leggere questo tipo di commenti scritto da un Preside ci lascia sbigottiti soprattutto perché non è la prima volta», a commentare l’accaduto Sharif, da anni impegnato nei rapporti tra Ambasciata Bengalese e realtà territoriali in Italia in particolare in Campania. «Il Suo ruolo è importante nella vita degli studenti nel costruire il loro futuro e notare un commento del genere spaventa. Oltretutto i bambini e studenti imparano a scuola e dalla scuola. Così loro si comporteranno con altri nella società. Un Preside dovrebbe trattare in egual modo tutti i bambini, accettare tutte le etnie presenti nei territori, Bengalesi compresi, e non di certo discriminandoli attraverso i social».

Ma cosa è successo nei fatti?

Succede che, il Dirigente dell’Istituto Comprensivo Antonio de Curtis di Palma Campania, Domenico Balbi (ex candidato non eletto nella lista liberi e forti nell’ ultima tornata elettorale del 2023) in un post pubblico di un’associazione del territorio abbia commentato con la frase: “Manc e bengales  miezz a via” sottolineando una sorta di differenziazione dal tono non proprio piacevole.

Palma Campania, come ben noto, è una cittadina con una forte presenza di immigrati bengalesi e di conseguenza molti bambini di origine oggi frequentano proprio gli istituti della città, compreso quello del dirigente Balbi. Cosa abbia voluto intendere con quel commento e di conseguenza come siano considerati dallo stesso i suoi alunni stranieri, resta da chiarire in un contesto dove è forte l’impegno al contrasto delle illegalità e il non rispetto della dignità umana che ruota proprio intorno al fenomeno immigrazione.

«Se si parla di integrazione non può esistere ancora oggi distinzione etnica e di religione, non può esistere che questa sia perpetrata da chi affidiamo i nostri bambini per farli crescere ben integrati nel contesto socio/culturale in cui vivono», sottolineano ancora dalla comunità bengalese.