Negli ultimi mesi è entrata in vigore una novità importante per tutti coloro che devono presentare l’ISEE, l’indicatore che misura la situazione economica delle famiglie e che rappresenta il passaggio obbligato per accedere a gran parte dei bonus e delle agevolazioni previste dal nostro ordinamento. Senza una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) aggiornata, infatti, non è possibile ottenere prestazioni sociali agevolate o partecipare a bandi pubblici.
Il principio è semplice: più basso è l’ISEE, maggiori sono le possibilità di accedere a contributi economici, riduzioni tariffarie e sostegni alle famiglie. Proprio per questo, capire come ridurre il proprio indicatore in maniera legale e trasparente può fare la differenza tra l’essere esclusi o rientrare nelle soglie stabilite dai vari bonus.
Con l’ultima Legge di Bilancio è stata introdotta una misura che consente di alleggerire il calcolo, escludendo dal patrimonio mobiliare alcune forme di risparmio garantite dallo Stato. Si tratta di buoni fruttiferi postali, libretti di risparmio e titoli di Stato, che fino a oggi incidevano sull’indicatore con una quota pari al 20% del loro valore. Da quest’anno, fino a un massimo di 50.000 euro per nucleo familiare, queste somme possono non essere considerate, permettendo così a molte famiglie di abbassare l’ISEE in modo significativo.
A incidere sull’indicatore non sono solo i patrimoni, ma anche la composizione del nucleo familiare. Aggiungere un componente privo di redditi o patrimoni fa abbassare l’indice, mentre la presenza di persone con redditi o beni elevati tende ad aumentarlo. In alcuni casi particolari, la modifica della composizione del nucleo, se conforme alle regole, può quindi rivelarsi determinante per rientrare nelle soglie previste dalle agevolazioni.
Un’altra strada utile è rappresentata dall’ISEE corrente, uno strumento pensato per fotografare la reale situazione economica di un nucleo familiare in un momento preciso. L’ISEE ordinario, infatti, prende come riferimento i redditi e i patrimoni di due anni prima, creando uno scarto tra la fotografia economica ufficiale e le condizioni effettive di chi, ad esempio, ha perso un lavoro di recente o ha subito un calo improvviso delle entrate. In questi casi, dopo aver presentato la DSU ordinaria, è possibile richiedere l’ISEE corrente, che ha una validità di sei mesi e che spesso restituisce un valore più basso, rendendo più facile l’accesso ai bonus.
Occorre tuttavia ricordare che l’ISEE ordinario rimane valido fino al 31 dicembre dell’anno in cui è presentato, mentre quello corrente ha durata limitata e deve essere rinnovato periodicamente. Senza rinnovo, una volta scaduto, torna automaticamente in vigore l’indicatore ordinario basato sui redditi e patrimoni di due anni prima.





