L’introduzione di una tariffa del 15% sulle esportazioni di vino verso gli Stati Uniti rischia di penalizzare duramente il settore vitivinicolo italiano. A lanciare l’allarme è Ciro Giordano, presidente del Consorzio Tutela Vini Vesuvio, che sottolinea come i dazi possano minare la competitività delle aziende campane in uno dei mercati più strategici per il vino tricolore.
Il peso del mercato USA per il vino italiano
Gli Stati Uniti rappresentano da anni uno sbocco fondamentale per l’export vinicolo nazionale. Un aumento dei prezzi dovuto ai dazi potrebbe rendere i vini italiani meno competitivi rispetto ai concorrenti di paesi non soggetti a simili barriere, come Cile o Australia.
Secondo Giordano, le conseguenze potrebbero essere pesanti:
riduzione delle esportazioni,
contrazione dei margini per i produttori,
perdita di quote di mercato costruite nel tempo con investimenti e sacrifici.
L’impatto sulle aziende campane
Il presidente del Consorzio richiama l’allarme già lanciato dalla Cia Campania, evidenziando che il settore vitivinicolo non è solo un motore economico, ma anche un presidio culturale e identitario dei territori.
Molte imprese campane, spesso di piccole e medie dimensioni, lavorano con margini limitati e hanno puntato sull’internazionalizzazione per crescere. Un dazio del 15% rischia di rallentare bruscamente questa espansione, penalizzando soprattutto le realtà meno strutturate.
Enoturismo e Dop Vesuvio: un valore da difendere
Negli ultimi anni, le cantine del territorio hanno aperto le porte ai visitatori con percorsi di enoturismo, un segmento in forte crescita che ha contribuito a valorizzare non solo i vini, ma anche eccellenze locali come l’albicocca del Vesuvio e il pomodorino del piennolo Dop.
Un incremento dei costi sui mercati esteri, però, potrebbe frenare anche queste attività, riducendo la visibilità internazionale di vini simbolo come il Lacryma Christi del Vesuvio.
L’appello all’Europa e le possibili soluzioni
Per Giordano, è indispensabile che l’Unione Europea riapra il dialogo con gli Stati Uniti per escludere i vini italiani dal nuovo regime tariffario, come già avvenuto in passato.
Nel frattempo, il comparto chiede:
misure di sostegno diretto ai produttori,
incentivi all’export verso mercati emergenti,
fondi per compensare le perdite,
una promozione più incisiva del valore qualitativo e identitario del vino italiano, in grado di sostenere un posizionamento premium anche con prezzi più elevati.





