Per contrastare efficacemente l’incidenza e la mortalità dei tumori, è fondamentale puntare su due strumenti chiave: gli screening oncologici e la promozione di stili di vita sani. Attualmente, in Italia, lo screening è garantito gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale per tre tipi di tumore – colon-retto, mammella e cervice uterina – in quanto inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). A questi si aggiunge, in Campania, un programma dedicato alla prevenzione del melanoma e dei tumori della pelle, attivo nelle aree dei comuni ricadenti nella cosiddetta Terra dei fuochi.

Tuttavia, c’è un grande assente tra gli screening oncologici: il tumore al polmone. Nonostante rappresenti una delle principali cause di morte per cancro, la diagnosi precoce in questo ambito è ancora scarsamente praticata, rendendo la prevenzione del tutto insufficiente.

Un quadro allarmante: il caso Napoli
Secondo i dati più aggiornati dei registri tumori, relativi al 2016, le aree di Napoli Ovest e Napoli Est presentano il più alto tasso di incidenza nazionale di tumore al polmone. A ciò si aggiunge una significativa presenza di mesotelioma pleurico, una patologia fortemente correlata all’esposizione all’amianto, ancora oggi riconducibile all’eredità industriale della ex Eternit.

Non sorprende, dunque, che proprio Napoli detenga il primato italiano per mortalità da tumore polmonare, come evidenziato dai dati ISTAT. Alla luce di ciò, appare evidente come la prevenzione debba diventare una priorità sanitaria, accanto ai percorsi terapeutici.

Lo screening che manca
Una delle criticità più rilevanti è che il tumore al polmone, spesso, si manifesta con sintomi solo in fase avanzata. Ciò compromette fortemente le possibilità di intervento tempestivo. Eppure, studi recenti hanno confermato l’efficacia clinica ed economica di uno screening mirato nella popolazione a rischio, ovvero individui di età compresa tra 50 e 79 anni, con una storia significativa di esposizione al fumo.

Nonostante queste evidenze, in Italia lo screening per il cancro al polmone non è ancora entrato nella pratica clinica e non rientra tra quelli offerti dal Sistema Sanitario Nazionale.

Il modello italiano: costi, benefici e prospettive
Secondo una simulazione elaborata da C.R.E.A. Sanità in collaborazione con Roche Italia – presentata di recente alla Camera dei Deputati – l’introduzione di un programma nazionale di screening per il tumore polmonare nei soggetti ad alto rischio produrrebbe effetti positivi già nel breve termine. L’investimento iniziale stimato è pari a circa 80 milioni di euro, ma i risparmi generati – tra diagnosi precoce e trattamenti meno invasivi – potrebbero superare i 180 milioni già nel primo anno di attuazione.

L’obiettivo del progetto è proporre uno screening a cadenza biennale, destinato esclusivamente alla fascia di popolazione più esposta al rischio.