Le differenze salariali tra Nord e Sud Italia continuano a rappresentare una questione centrale nel panorama economico nazionale. Secondo i dati Inps rielaborati dalla Cgia di Mestre, nel 2023 un dipendente di un’azienda privata a Milano ha guadagnato in media 2.642 euro lordi al mese, più del doppio rispetto a quanto percepito dai lavoratori di città come Lecce, dove lo stipendio medio si attesta a 1.206 euro.

Stipendi al Nord: le province più virtuose
Le prime 10 province italiane per retribuzione media mensile mostrano una netta concentrazione nel Nord del Paese. Milano guida la classifica, seguita da città lombarde ed emiliane:

Milano: 2.642 euro
Monza: 2.218 euro
Parma: 2.144 euro
Modena: 2.129 euro
Bologna: 2.123 euro
Reggio Emilia: 2.072 euro
Lecco: 2.059 euro
Torino: 2.033 euro
Bergamo: 2.006 euro
Varese: 2.005 euro
Il Sud arranca: le province con le buste paga più basse
All’estremo opposto, le province del Sud registrano retribuzioni nettamente inferiori, a volte appena superiori ai 1.000 euro. Vibo Valentia si posiziona ultima con una media di soli 1.030 euro al mese:

Vibo Valentia: 1.030 euro
Nuoro: 1.129 euro
Cosenza: 1.140 euro
Trapani: 1.143 euro
Crotone: 1.144 euro
Agrigento: 1.170 euro
Ragusa: 1.199 euro
BAT (Barletta-Andria-Trani): 1.205 euro
Lecce: 1.206 euro
Messina: 1.206 euro
Il divario retributivo: un problema sistemico
Secondo la Cgia di Mestre, il divario retributivo è evidente: al Nord i lavoratori percepiscono mediamente quasi il 50% in più rispetto ai colleghi del Sud. Questo gap non riflette soltanto differenze di costo della vita o di produttività, ma evidenzia una carenza strutturale di opportunità economiche, investimenti e infrastrutture nel Mezzogiorno.

Autonomia differenziata e mercato del lavoro
L’analisi sottolinea come la situazione retributiva sia uno specchio dell’autonomia differenziata del lavoro e delle opportunità. Al Nord, un tessuto economico più dinamico e ricco di imprese ad alto valore aggiunto garantisce stipendi più elevati. Al Sud, invece, una minore presenza di aziende competitive e una carenza di opportunità penalizzano i lavoratori, alimentando un ciclo di svantaggio economico che si perpetua nel tempo.