Un’operazione di vasta portata ha portato allo smantellamento di un’organizzazione criminale dedita alla vendita di droga, cellulari e persino armi all’interno dei penitenziari italiani, sfruttando l’uso di droni. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, è stata il culmine di un’attenta indagine condotta dai magistrati Graziella Arlomede, Maria Sepe e Simona Rossi, sotto la supervisione del procuratore Gratteri. Al centro di questa intricata rete criminale c’era un pregiudicato napoletano di nome Alessio Peluso, legato al clan dei Lo Russo, che si rese protagonista di un agguato nel carcere di Frosinone, sparando contro altri detenuti dopo aver ricevuto una pistola tramite un drone. Questo episodio ha catalizzato l’attenzione delle autorità, dando il via a un’indagine che ha portato a 21 misure cautelari per associazione per delinquere di stampo camorristico.
La base logistica, militare e commerciale di questa organizzazione criminale era situata a Napoli, con un ruolo chiave svolto da una donna legata al clan di Bagnoli, madre di uno dei boss locali. Le attività criminali coinvolgevano diverse fazioni della camorra, tra cui l’Alleanza di Secondigliano, i Lo Russo, i Sibillo e persino alcuni individui legati ai Moccia.
Un elemento particolarmente rilevante emerso durante l’indagine è stato il coinvolgimento di un fotografo e di un tecnico informatico, in grado di modificare i droni e organizzare le rotte aeree per la consegna della merce all’interno dei penitenziari. Questa piattaforma di volo primaria è infatti individuata su una terrazza esterna al carcere di Secondigliano, dove la maggior parte delle operazioni avveniva di domenica, sfruttando i turni ridotti del personale di sorveglianza.