Le indagini sulla tragica morte di Maria Antonietta Cutillo, la ragazza quindicenne a Montefalcione, in provincia di Avellino, avvenuta il 2 maggio scorso, hanno registrato una significativa svolta. La giovane è deceduta a seguito di una scossa elettrica subita mentre si trovava nella vasca da bagno, a causa della caduta di un cavo USB nell’acqua. I Carabinieri della compagnia di Mirabella Eclano hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Avellino nei confronti di cinque imprenditori operanti in Toscana e in Lombardia, quattro dei quali di origine cinese.
Il provvedimento cautelare ha comportato il sequestro di un gran numero di caricabatterie di fabbricazione cinese, che attualmente non risultano conformi agli standard di fabbricazione comunitari e, di conseguenza, potenzialmente pericolosi per gli utenti. Le operazioni di sequestro sono condotte in diverse località, tra cui Calenzano e Sesto Fiorentino in provincia di Firenze, Pontedera in provincia di Pisa e Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano.
I cinque imprenditori sono oggetto di indagine per il reato di omicidio colposo, nonché per frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi mendaci. Le indagini, condotte dai Carabinieri della Compagnia di Mirabella Eclano e coordinate dalla Procura di Avellino, hanno rivelato, fino a questo momento, la presenza di difetti di fabbricazione in uno dei componenti interni di questi caricabatterie. In particolare, il condensatore ceramico a disco, componente chiave di questi dispositivi di importazione cinese, avrebbe mostrato difetti riconducibili alla scarsa qualità tecnica dei materiali utilizzati nella loro produzione.
Secondo le analisi tecniche effettuate dal Reparto tecnologie informatiche del Racis, se il condensatore interno del caricabatterie fosse stato costruito con materiali in linea con i criteri tecnici stabiliti dal decreto legislativo 86/2016, la scarica elettrica che ha causato la morte della giovane non si sarebbe verificata.
Inoltre, i dispositivi sequestrati sono risultati privi di foglio di istruzioni d’uso, avvertenze di sicurezza e dichiarazioni di conformità “CE”, così come della marcatura di “classe Y”, requisiti richiesti dalle norme tecniche per dispositivi elettronici di questo tipo.
Questa svolta nelle indagini getta luce su un grave problema relativo alla sicurezza dei prodotti elettronici importati e mette in evidenza l’importanza della conformità ai rigorosi standard tecnici e di sicurezza. L’indagine proseguirà per accertare ulteriori dettagli e responsabilità, nell’interesse della giustizia e della sicurezza dei consumatori.





