Ha guidato per ore, immaginando solo un letto comodo e una serata tranquilla con la famiglia. Ma davanti a casa dei parenti, a Frosinone, ha trovato un uomo furioso ad aspettarlo. Non lui, in realtà: qualcun altro. Qualcuno che si chiama Stefano, che lì non c’era. Il protagonista è un 46enne di Milano che lavora a Bologna. È arrivato davanti al portone, ha spento l’auto e quando sta per scendere sente urla incomprensibili: «Stefano, scendi! Dov’è Daniela?». Non fa in tempo a reagire: l’altro corre verso di lui con un martello da carpentiere in mano. L’auto diventa l’unico rifugio disponibile.

Il primo colpo sul finestrino va a vuoto, il secondo manda in frantumi il vetro. Schegge ovunque, una gli finisce nell’occhio sinistro. Il dirigente capisce che non può restare fermo: ingrana la marcia, sbanda, sale sul marciapiede nella fuga. Cerca di non investire l’aggressore, che però finisce sul cofano, per poi rialzarsi ancora convinto di avere davanti il rivale in amore.

Il manager riesce a chiamare i soccorsi. Ambulanza e carabinieri arrivano in pochi minuti, trovano il martello in un’aiuola e due uomini sotto shock. La vittima lascia il pronto soccorso con una benda sull’occhio e una prognosi di due settimane. L’auto, nuova di un mese, è da riparare.

L’aggressore è un 48enne del posto, denunciato per lesioni personali. Gli investigatori stanno cercando di capire come possa essere nato un tale errore: la somiglianza dell’auto, una corporatura simile, la gelosia trasformata in ossessione. Bastato poco perché una vita qualunque diventasse una scena da incubo.

Per il manager rimane una frase che continua a tornare alla mente: «Pensavo: qui mi ammazzano per uno che non conosco».