La polmonite interstiziale è una malattia polmonare complessa e spesso poco conosciuta, ma rappresenta una delle sfide più impegnative per la pneumologia moderna. A differenza della comune polmonite batterica, l’infiammazione non si concentra nei bronchi o negli alveoli, bensì nell’interstizio, il sottile tessuto che separa gli alveoli polmonari. Quando questo spazio si infiamma, la capacità dei polmoni di ossigenare il sangue si riduce progressivamente.

Un aumento dei casi grazie a diagnosi più precise

Negli ultimi anni i casi diagnosticati di polmonite interstiziale sono aumentati, anche grazie a strumenti diagnostici più avanzati, come la TAC ad alta risoluzione, e a una maggiore attenzione clinica. Tuttavia, la scarsa conoscenza dei sintomi iniziali contribuisce ancora a ritardi diagnostici significativi.

Secondo gli specialisti, tosse secca persistente e fiato corto durante sforzi anche lievi vengono spesso interpretati erroneamente come allergie stagionali o come semplici segni dell’età, ritardando la valutazione medica.

Le principali cause della polmonite interstiziale

Le origini di questa patologia sono molteplici e, in alcuni casi, ancora poco chiare. Le principali categorie includono:

Forme idiopatiche: quando la causa è sconosciuta. È il caso, ad esempio, della fibrosi polmonare idiopatica, in cui l’interstizio si cicatrizza progressivamente.

Malattie autoimmuni: la polmonite interstiziale può manifestarsi in persone affette da connettiviti o altre patologie autoimmuni del tessuto connettivo.

Esposizioni ambientali: inquinanti atmosferici, polveri o sostanze inalate in ambienti di lavoro possono danneggiare il tessuto polmonare.

Farmaci: alcuni trattamenti farmacologici possono indurre reazioni avverse che provocano infiammazione interstiziale.

Infezioni virali: tra queste, anche il SARS-CoV-2 responsabile del COVID-19, noto per scatenare gravi forme di polmonite interstiziale associata alla cosiddetta tempesta citochinica.

Quando la diagnosi arriva tardi

Una diagnosi tardiva può comportare danni permanenti ai tessuti respiratori. In alcuni casi la malattia evolve in fibrosi polmonare, una condizione irreversibile in cui i polmoni perdono elasticità, rendendo sempre più difficile la respirazione.

Terapie e gestione clinica

Il trattamento della polmonite interstiziale dipende dalla causa scatenante e dalla gravità del quadro clinico.

Nelle forme non fibrotiche, con prevalente componente infiammatoria, si possono utilizzare steroidi e immunosoppressori per ridurre l’infiammazione e prevenire danni permanenti.
Nelle forme fibrotiche, invece, l’obiettivo è rallentare la progressione della malattia e gestire i sintomi respiratori con terapie mirate e monitoraggio costante.

Il punto di vista degli esperti

«La polmonite interstiziale coinvolge l’interstizio, la parte dei polmoni dove avviene lo scambio dei gas – spiega Claudio Micheletto, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona –. A differenza delle polmoniti classiche, spesso localizzate a un singolo lobo, quella interstiziale è diffusa e riduce notevolmente la capacità di scambio, causando un’insufficienza respiratoria significativa».

Secondo Micheletto, anche la polmonite da Covid-19 rientra tra le forme interstiziali: «È una polmonite generalmente virale o provocata da agenti intracellulari come Mycoplasma o Chlamydia. Nelle persone sane può essere gestibile, ma può diventare molto grave in soggetti con patologie preesistenti, polmonari o cardiache».

L’importanza di una diagnosi tempestiva e di un uso corretto degli antibiotici

Le polmoniti restano una causa rilevante di mortalità. Gli esperti sottolineano l’importanza di non sottovalutare i sintomi e di seguire con scrupolo le terapie prescritte, evitando l’uso improprio di antibiotici.
Un impiego corretto dei farmaci consente non solo di curare efficacemente le infezioni batteriche, ma anche di preservare l’efficacia degli antibiotici disponibili nel lungo periodo.