Un ragazzo di 14 anni è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna nel rione 219, quartiere popolare del comune alle porte di Napoli.
Durante un controllo, i militari hanno notato il giovane muoversi in modo incerto e con atteggiamento sospetto. La perquisizione personale ha confermato i dubbi: nelle tasche del minorenne sono trovate 40 dosi di cocaina già confezionate e pronte per la vendita, insieme a 470 euro in contanti, suddivisi in banconote di piccolo taglio, tipiche dell’attività di spaccio.
“Non saprei fare altro”: le parole del ragazzo
Durante l’interrogatorio, il 14enne ha reso dichiarazioni spontanee che hanno destato forte preoccupazione: avrebbe affermato di “non saper fare altro” e di non vedere alternative.
Parole che riflettono una realtà sociale drammatica, in un’area segnata da decenni dalla presenza della criminalità organizzata e da una diffusa economia illegale legata al traffico di droga.
Il contesto: il rione 219 e la lunga storia della criminalità locale
Il rione 219 di Castello di Cisterna è stato per anni uno dei principali epicentri del narcotraffico nella provincia di Napoli. In passato la zona era considerata il “regno” di Vincenzo Ianuale, detto “lo Squadrone”, figura di spicco della malavita locale e capo di un cartello dedito allo spaccio e alle estorsioni.
Negli anni si sono poi alternati anche gruppi criminali rivali, come quello guidato da Antonio D’Ambrosio, ma il business della droga continua a rappresentare una fonte di reddito e potere per le organizzazioni presenti sul territorio.
Il commento del Prefetto di Napoli: “Gravissime parole, serve un’azione comune”
Sulla vicenda è intervenuto il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, che ha definito “gravissime” le parole del giovane.
«Un ragazzo di 14 anni sorpreso a spacciare droga ha candidamente detto ai carabinieri che non saprebbe fare altro. Un’affermazione che deve farci riflettere, ma la preoccupazione da sola non basta», ha dichiarato il Prefetto.
Di Bari ha poi sottolineato la necessità di una collaborazione tra istituzioni, famiglie, scuola e Chiesa, per offrire vere alternative alla criminalità ai ragazzi che crescono in contesti difficili.
«Bisogna far comprendere a questi giovani — ha aggiunto — che la strada della delinquenza porta solo a due esiti: la morte o il carcere».