Un’operazione dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Napoli ha portato alla luce un traffico internazionale di rifiuti destinati illegalmente alla Turchia. L’indagine, condotta con il supporto dell’ARPA Campania, ha permesso di bloccare una spedizione di materiali dichiarati falsamente come rottami ferrosi, in realtà mescolati a rifiuti pericolosi e scarti urbani.
La scoperta durante i controlli
Nel corso di un’ispezione sulle spedizioni transfrontaliere, i militari hanno fermato un carico diretto a un’acciaieria di Izmir. La documentazione parlava di “materia prima secondaria” pronta per il riutilizzo in altoforno, ma le verifiche hanno dimostrato tutt’altro.
All’interno dei container non vi erano solo rottami metallici, ma anche filtri dell’olio, batterie esauste, parti di veicoli non bonificati, schede elettroniche, legno, gomma, poliuretano, cavi elettrici, pneumatici e imballaggi contaminati da oli e grassi. Tutti rifiuti che richiedono uno smaltimento sicuro e non potevano essere inviati come materiale da riciclo.
Le indagini in azienda
Il controllo si è esteso alla sede della società di Caivano che aveva organizzato la spedizione. Qui i carabinieri hanno sequestrato altre 250 tonnellate di rifiuti speciali, anch’essi destinati alla Turchia con documentazione falsa. In totale sono state bloccate circa 370 tonnellate di materiali irregolari e quattro automezzi utilizzati per il trasporto.
Arresto e conseguenze legali
Il legale rappresentante della società, un imprenditore di 32 anni originario di San Giuseppe Vesuviano, è stato arrestato con l’accusa di spedizione illegale di rifiuti. Si tratta del primo arresto in Italia effettuato sulla base delle nuove norme introdotte dal Decreto Legislativo 116/2025, che ha inasprito le pene per i reati ambientali previsti dal Testo Unico Ambientale (artt. 259 e 259-bis).
Il gip di Napoli Nord ha convalidato l’arresto, disponendo tuttavia la scarcerazione dell’indagato in assenza di precedenti specifici.
Un segnale contro i traffici transfrontalieri di rifiuti
Il caso conferma l’attenzione delle autorità italiane sul fenomeno del traffico illecito di rifiuti verso l’estero, che spesso utilizza falsi documenti per mascherare scarti pericolosi come materie prime riciclabili. Le nuove disposizioni normative mirano a rafforzare la lotta contro queste pratiche, che hanno gravi conseguenze ambientali e sanitarie.