Un uomo di 73 anni, di origini calabresi, detenuto nella casa circondariale “Lo Russo e Cotugno” di Torino, vive in condizioni definite disumane e incompatibili con la detenzione. Recluso nella sesta sezione del padiglione C, l’uomo ha rivestito ogni parete della cella con carta stagnola, sigillando persino infissi e finestre, fino a isolarsi quasi completamente dalla luce naturale.
Una vita in isolamento totale
Secondo quanto emerso, il detenuto trascorre le giornate immerso nell’oscurità, lasciando filtrare appena un piccolo spiraglio di luce dalla feritoia del blindo. Non esce dalla cella da anni, se non in rare occasioni per trattamenti sanitari obbligatori, e non avrebbe accesso nemmeno alla doccia. Fonti interne riferiscono che soffre di gravi fobie, tra cui quella per la polvere: un episodio emblematico lo vede intento a lavare dei pomodori con detersivo per i panni, temendo che fossero contaminati.
La denuncia dei Radicali e l’intervento di Magi
Il caso è stato reso noto da una delegazione di Radicali italiani, guidata dal segretario Filippo Blengino, durante una visita ispettiva del 18 agosto. “Abbiamo riscontrato – dichiarano Blengino e il segretario di +Europa Riccardo Magi – che quest’uomo vive letteralmente murato vivo. La sua condizione psichiatrica è incompatibile con il carcere. Ciò che abbiamo visto è indegno, degradante e inaccettabile”.
Magi ha annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia Carlo Nordio, chiedendo un intervento urgente.
Salute mentale e carceri: un’emergenza nazionale
Il caso del detenuto di Torino riporta all’attenzione il tema dei detenuti con disturbi psichiatrici nelle carceri italiane, una questione più volte sollevata dai sindacati della polizia penitenziaria. L’assenza di strutture adeguate e percorsi terapeutici dedicati rende la detenzione ordinaria non solo inefficace, ma anche lesiva della dignità e della salute dei reclusi.
Secondo i Radicali, “un uomo murato vivo non è un problema del carcere, ma uno scandalo per la Repubblica”.