Nella cornice del nuovo Istituto Bianchi, durante un convegno tenutosi a Napoli, il commissario unico per la Terra dei Fuochi, Giuseppe Vadalà, ha fatto il punto sull’attuale stato del piano di bonifica, delineando un quadro dettagliato delle azioni in corso e delle sfide ancora da affrontare.
Secondo quanto dichiarato dal commissario, su 293 siti complessivamente monitorati dalla Regione Campania, soltanto quattro risultano bonificati, mentre circa il 60% richiede ancora la caratterizzazione ambientale, ovvero l’analisi approfondita dello stato di contaminazione.
Un piano a due velocità: breve e lungo termine
La relazione ufficiale consegnata da Vadalà al Governo a fine maggio, dopo sessanta giorni di ricognizione sul campo, prevede due orizzonti temporali:
Breve-medio termine (due anni), in linea con le indicazioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU);
Lungo termine (dieci anni), per una bonifica strutturata e sostenibile dell’intero territorio.
Per il biennio iniziale, è previsto un impegno economico di circa 400 milioni di euro, distribuito su quattro aree strategiche: terreni agricoli, smaltimento dei rifiuti in superficie, bonifiche ambientali e interventi sanitari.
Interventi prioritari: monitoraggi, bonifiche e salute pubblica
Tra le priorità illustrate, Vadalà ha evidenziato la necessità di completare il monitoraggio di ulteriori 500 ettari di terreni agricoli, definiti “più impegnativi” per caratteristiche di contaminazione.
In parallelo, è già operativo un piano condiviso con la Regione Campania per l’avvio delle bonifiche. Tuttavia, il commissario ha sottolineato che l’aspetto sanitario resta il nodo cruciale: sarà necessario potenziare attività di biomonitoraggio, screening e sorveglianza epidemiologica, affinché si possano quantificare in modo concreto gli effetti dell’inquinamento sulla salute dei cittadini.
In merito ai rifiuti, Vadalà ha denunciato la gravità del fenomeno: «Non è accettabile che continuino ad essere smaltite centinaia di tonnellate in superficie. Questo ha un impatto diretto sulla salubrità ambientale e sulla salute pubblica».
Prime azioni immediate e una visione a lungo raggio
Un primo intervento sarà realizzato sulle 33mila tonnellate di rifiuti stimati, con operazioni già attivabili in tempi brevi. Tuttavia, Vadalà avverte: “Per il resto serviranno anni”, a causa della vastità del fenomeno e della complessità delle dinamiche criminali che lo alimentano.
Il commissario ha inoltre ribadito l’importanza della collaborazione istituzionale: CEDU e Consiglio d’Europa stanno seguendo da vicino l’esecuzione della sentenza, e per questo motivo è fondamentale combinare le risorse disponibili con una strategia operativa ben definita.
Verso un’estate di novità per le aree contaminate
Infine, Vadalà ha anticipato che entro luglio 2025 saranno comunicate novità importanti sui piani di intervento nelle aree contaminate delle province di Napoli e Caserta. L’obiettivo è fermare definitivamente lo sversamento illegale dei rifiuti, elemento cardine per riportare legalità e sicurezza nei territori coinvolti.
«Il lavoro da fare è ancora tanto – ha concluso – ma fermare lo sversamento dei rifiuti si può. Serve tempo, impegno e una strategia efficace».





